«Sentenza prevedibile, era solo una legge manifesto»



  La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la moratoria sugli impianti rinnovabili introdotta dal Consiglio regionale della Sardegna con la legge approvata lo scorso luglio, che aveva bloccato per 18 mesi la realizzazione di nuovi impianti eolici e fotovoltaici nell’Isola. Una decisione giunta nonostante la legge fosse già stata abrogata dallo stesso Consiglio regionale a dicembre, con l’approvazione di una nuova normativa che definisce le cosiddette “aree idonee”.

Nella sentenza, resa nota ieri, la Consulta sottolinea che la moratoria, approvata nel luglio scorso e già cancellata dalla successiva legge regionale, violava palesemente le disposizioni del Decreto Draghi. 

  Secondo la Corte, infatti, la norma regionale confligge con i principi fondamentali fissati dal Decreto Draghi sulla decarbonizzazione entro il 2030, che esplicitamente vieta l’introduzione di moratorie e, al contrario, agevola e velocizza i procedimenti autorizzativi per gli impianti energetici da fonti rinnovabili.

La Sardegna aveva deciso, nel luglio 2024, di sospendere per 18 mesi ogni autorizzazione per impianti eolici e fotovoltaici sull’Isola, suscitando forti polemiche. Pur abrogata da mesi, la Corte ha comunque voluto pronunciarsi sul merito della normativa, fissando un precedente e ribadendo l’efficacia del Decreto Draghi, documento di riferimento nazionale sul tema energetico e di decarbonizzazione, contrariamente a quanto sostenuto recentemente dal Consiglio di Stato.

Dura la reazione politica arrivata dalle opposizioni regionali, in particolare da Paolo Truzzu, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, che commenta così la bocciatura della Consulta: «La sentenza conferma esattamente i dubbi che avevamo espresso in Aula. Era evidente che una legge del genere, concepita in modo inefficace e strumentale, sarebbe stata facilmente impugnabile e successivamente bocciata, come puntualmente accaduto. Si trattava chiaramente solo di una ‘legge manifesto’, utile esclusivamente a tranquillizzare temporaneamente l’opinione pubblica». 

  La decisione della Corte costituzionale è dunque destinata a influire anche sul prossimo pronunciamento, molto atteso, riguardo la legge regionale delle aree idonee, il cui impianto normativo è già stato fortemente criticato perché non ha recepito le istanze della proposta popolare “Pratobello”, che ha raccolto ben 211 mila firme in Sardegna.

Resta ora da capire come evolverà la vicenda normativa: con questa sentenza la Consulta ha voluto chiarire definitivamente che il riferimento imprescindibile in materia energetica resta il Decreto Draghi, con buona pace delle leggi regionali che ne violino principi e finalità.





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