L’India ha svolto un ruolo importante nell’aiutare Apple a diversificare la sua catena di fornitura e a diventare meno dipendente dalla Cina. Per questo motivo la ditta di Cupertino ha visto proprio nell’India un interessante orizzonte di investimento. Oltre agli iPhone, ha iniziato a produrre altri prodotti nel mercato emergente, tra cui iPad e AirPods.
A questo si è aggiunto anche il successo dell’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro indiano Narendra Modi. Nonostante ciò, però, il 2 aprile entreranno in vigore i dazi reciproci di Trump sull’India. Questo perché il presidente USA ha criticato l’India per le sue tariffe elevate, tra le più alte in Asia. Ma sullo sfondo aleggia un’altra preoccupazione fondamentale: il crescente deficit commerciale tra Stati Uniti e India.
Le tariffe più elevate potrebbero mettere a dura prova l’espansione di Apple e ridurre il ritorno complessivo sugli investimenti dell’azienda in India. Il sospetto che serpeggia è quello di un possibile spostamento della produzione tra gli stabilimenti asiatici in Vietnam. La nazione, infatti, potrebbe sfruttare un basso squilibrio commerciale. Inoltre per gli analisti di Morgan Stanley un’alternativa sarebbe una sorta di triangolazione, ovvero spedire “prodotti quasi finiti destinati agli Stati Uniti dalla Cina a un paese terzo prima di dichiarare chiuso il processo di produzione”. Lo stesso potrebbe valere per l’India.
Se la guerra commerciale progredisce, inoltre, le aziende tecnologiche potrebbero anche essere incentivate non solo a esplorare la diversificazione della loro supply chain in un’altra nazione ma anche in un numero superiore sfruttando fornitori locali e assumendo talenti attraverso autorizzazioni richieste dal governo locale.
FOTO: shutterstock
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