Chiara Ferragni, patrimonio azzerato e ricavi a picco: l’ora della verità per il suo impero, lunedì le assemblee


Clima teso in Fenice, l’impero di Chiara Ferragni: ai soci viene chiesto di ricapitalizzare. Pasquale Morgese (27,5%) pronto a impugnare il bilancio: potrebbe non partecipare all’aumento

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Le perdite di 10 milioni hanno azzerato il patrimonio, i ricavi 2024 sarebbero oltre sette volte meno quelli pre pandoro-gate (circa 2 milioni contro i 14 del 2022), uno dei soci è pronto a votare contro il bilancio ed eventualmente impugnarne in tribunale l’approvazione. Ma è all’ordine del giorno anche un aumento di capitale per ridare benzina alla macchina aziendale e sostenere, secondo fonti vicine ai soci, i prossimi 12 mesi di gestione che saranno decisivi per un eventuale rilancio.

La ricapitalizzazione

Domani per Chiara Ferragni (32,5% del capitale) e i suoi soci Paolo Barletta (40%) e Pasquale Morgese (27,5%) è il giorno della verità sui conti e sul futuro di Fenice, la società chiave, titolare dei marchi, fulcro del piccolo impero travolto dal pandoro-gate. Sono in programma due assemblee: una ordinaria per l’approvazione (in enorme ritardo) del bilancio 2023 e una straordinaria per varare un’urgente ricapitalizzazione. Cosa dicono i numeri e come si muoveranno gli azionisti? Secondo quanto trapela, l’amministratore unico di Fenice, Claudio Calabi, insediatosi a novembre con l’accordo dei tre soci dopo le dimissioni di Ferragni e Barletta, presenterà insieme al bilancio 2023 anche una situazione patrimoniale aggiornata al 30 novembre 2024, necessaria per procedere con l’aumento di capitale, cioè la richiesta agli azionisti di aprire il portafoglio e ripianare le perdite. Secondo quanto emerge in caso che qualche socio (Morgese?) dovesse rinunciare potrebbe comunque essere garantita la copertura finanziaria. 




















































Il crollo dei ricavi

Il bilancio 2023 si è chiuso con ricavi ancora sostanziosi intorno agli 11-12 milioni rispetto al picco dei 14,3 milioni del 2022. Però il 2023 sconta relativamente il contraccolpo del caso Balocco, divampato a dicembre di quell’anno. L’impatto violento è sul 2024 che, secondo quanto emergerebbe dai conti parziali al 30 novembre, vede un crollo verticale dei ricavi. Il brand Chiara Ferragni avrebbe prodotto poco meno di 2 milioni di fatturato con perdite cumulate (2023+2024) a circa 10 milioni. Una situazione assai critica rappresentata nel bilancio di pulizia voluto da Calabi. I costi della Fenice sono stati tagliati in modo drastico (nel 2025 saranno pari a un milione), il numero dei dipendenti si è ridotto a otto (erano il doppio) e la società ha lasciato i suoi uffici per trasferirsi nella sede della holding Sisterhood, la holding della influencer. Dai documenti che saranno presentati in assemblea emergerebbero garanzie sulla continuità aziendale. E su questo presupposto è stato redatto il bilancio con l’ok del revisore.
Rischio impugnazione

Le critiche del socio Morgese

Qui sta però il nocciolo delle critiche dell’imprenditore pugliese delle calzature. Secondo fonti vicine a Morgese, infatti, la mancanza effettiva di continuità aziendale sarebbe evidente perché non si vedono prospettive per Fenice il cui unico asset è il marchio Chiara Ferragni, tutt’altro che attraente oggi per i grandi player della moda. Altre fonti vicino ai soci sottolineano però che la società potrebbe avere sbocchi di mercato nel settore del make up, della gioielleria e della pelletteria, con uno sguardo ai mercati internazionali. Un nuovo piano industriale non ci sarebbe ancora perché oggi la priorità è dare solidità alla società per i prossimi dodici mesi. Superato l’aumento si potrà lavorare a un vero e proprio piano di rilancio della Fenice la cui attività è rivolta a un pubblico molto giovane (15-28 anni).

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L’assemblea si apre lunedì in un clima teso

Nel merito del bilancio il socio Morgese contesterebbe l’impostazione contabile e in particolare la consistenza delle perdite, troppo elevate. Sembra dunque anche una presa di distanza dalla gestione di Calabi che, come detto, solo quattro mesi fa era stato nominato all’unanimità. Le due assemblee, decisive per il futuro del marchio Ferragni, si apriranno domani in un clima teso anche se Ferragni e Barletta hanno i numeri per approvare a maggioranza tutti i punti all’ordine del giorno. Si vedrà se la discussione riavvicinerà Morgese agli altri soci e all’amministratore unico Calabi, scongiurando l’impugnazione delle delibere assembleari.

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9 marzo 2025 ( modifica il 9 marzo 2025 | 07:28)

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