A Ravenna, Eni ha avviato con Snam la fase 1 del progetto Ccs, primo in Italia, che consiste nella realizzazione di una infrastruttura per lo stoccaggio della CO2 in cui l’anidride carbonica, emessa dalle aziende che non possono decarbonizzare i propri processi industriali (i cosiddetti settori ‘hard to abate’, tra cui cementifici, acciaierie, vetrerie, cartiere, imprese siderurgiche e chimiche), viene catturata all’origine, trasportata attraverso le condotte di Snam e immagazzinata nei giacimenti a gas esauriti di Eni in Adriatico.
A Omc Med Energy si è fatto il punto sull’avanzamento del progetto con Salvatore Giammetti, responsabile Ccus Business di Eni, e Piero Ercoli, direttore dell’Unità Decarbonizzazione di Snam. “Lo scorso agosto – precisa Giammetti – è stata avviata la Fase 1 che sta catturando circa 20mila tonnellate all’anno di CO2 dall’impianto di trattamento del gas di Eni a Casal Borsetti. Le performance in questo momento sono eccellenti. L’impianto sta fornendo un’efficienza di oltre 90%, con picchi fino a 96% della CO2 catturata. Un risultato che sta anche segnando un record a livello mondiale”.
Ad Ercoli chiediamo quali saranno gli step successivi. “I prossimi due anni saranno decisivi per portare a compimento il progetto. Con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica è stato avviato uno studio sui modelli di business, sull’esempio di Regno Unito e Olanda, che sarà presentato a breve e da cui dovrebbe discendere una regolamentazione utile per la decisione finale dell’investimento, prevista su Ravenna nel 2027. Per la fase 2, quella industriale, andiamo avanti con le autorizzazioni, anche per le condotte di trasporto. L’obiettivo è stoccare fino a 4 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030. Essenziale è anche il coinvolgimento delle aziende che emettono CO2, alcune delle quali, come Marcegaglia ed Hera, hanno ottenuto finanziamenti dall’Unione Europea”.
Per quale motivo questo processo è importante per l’industria? “La Ccs – risponde – è una soluzione matura, sicura e competitiva e rappresenta la soluzione più efficiente ed efficace per abbattere le emissioni delle industrie energivore, per le quali ad oggi non esistono soluzioni altrettanto valide, e per contribuire alla decarbonizzazione di altri settori, non soltanto industriali, come ad esempio quella della generazione di energia elettrica. Per Eni la Ccs ha un ruolo chiave nel percorso verso la neutralità carbonica. I benefici principali sono soprattutto per le industrie energivore, i termovalorizzatori e la generazione elettrica e derivano dalla disponibilità, tutta italiana, di asset riutilizzabili come i siti Eni per lo stoccaggio in mare. Molto buono, per le imprese, il rapporto fra investimento e CO2 evitata. La Ccs è particolarmente adatta nel Nord Italia, dove le rinnovabili non bastano. Si potranno creare prodotti decarbonizzati come ad esempio acciaio o cemento a emissioni zero. È però fondamentale procedere per gradi, senza danneggiare le imprese, con il supporto di istituzioni nazionali e internazionali”.
Ercoli spiega l’importanza dell’operare a Ravenna. “Qui abbiamo avuto e stiamo avendo una discussione seria, senza sconti per nessuno, per trovare soluzioni adeguate, consapevoli che restare fermi, senza infrastrutture, non è vantaggioso né per i territori né per il Paese. Entro il 2027 ci siamo impegnati ad avere cantieri, e in Italia ne abbiamo tanti, con impatto positivo sugli ecosistemi. Questo vuol dire lasciare l’ambiente meglio di come lo troviamo al nostro arrivo”.
Maria Vittoria Venturelli
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