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Digitale e sostenibilità: il binomio che può accelerare l’Agenda 2030


La trasformazione digitale non è solo un fenomeno tecnologico: può diventare un potente alleato per affrontare le grandi sfide globali. Secondo il UN Global Compact Network Italia, il digitale può contribuire al raggiungimento del 70% dei target dell’Agenda 2030. Ma perché questa promessa diventi realtà, serve una governance responsabile, visione di sistema e un ruolo attivo del settore privato. A ribadirlo, trenta top manager italiani riuniti a Roma per il Business & SDGs High Level Meeting lo scorso 10 aprile 2025.

A metà del percorso verso i target 2030 e in un momento geopolitico internazionale che non favorisce la sostenibilità, il meeting è servito per lo meno a fare il punto e ribadire l’impegno sugli SDGs.

Digitale e sviluppo sostenibile: un binomio strategico


Giunto alla decima edizione, il Business & SDGs High Level Meeting organizzato da UN Global Compact Network Italia e ospitato da Cassa Depositi e Prestiti ha rappresentato un momento chiave per definire il contributo delle imprese italiane alla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). In particolare, si è acceso il focus sul ruolo della transizione digitale: non solo leva di competitività, ma anche strumento abilitante per modelli economici più equi, resilienti e inclusivi.
Il quadro europeo lo conferma: tra le priorità dell’Unione Europea per il ciclo 2024-2029, digitalizzazione e sostenibilità sono inscindibili. Come hanno sottolineato i CEO presenti, le imprese devono diventare protagoniste attive di questa trasformazione, traducendo l’innovazione in impatti reali: economici, ambientali e sociali.

L’intelligenza artificiale, tra opportunità e responsabilità


Nel dibattito sul digitale, l’Intelligenza Artificiale è stata al centro della scena. In Italia, secondo ISTAT, già un terzo delle grandi aziende ha adottato soluzioni di IA, ma l’adozione deve avvenire in modo etico e inclusivo.
Secondo Daniela Bernacchi, Executive Director di UNGCN Italia, “le imprese devono assumere un ruolo guida all’interno della transizione digitale, facendosi garanti di un utilizzo etico e trasparente delle tecnologie”. È un messaggio chiaro, che richiama a una visione strategica di lungo periodo: se ben governata, la Gen-AI può supportare processi chiave come la gestione della supply chain, il reporting ESG, l’innovazione e la comunicazione d’impresa.
Tuttavia, il potenziale dell’IA va bilanciato con la necessità di mitigare rischi concreti: dal consumo energetico dei data center, al gap di competenze digitali, fino all’inclusione delle fasce più vulnerabili. È qui che entra in gioco una governance responsabile, capace di orientare l’adozione tecnologica verso uno sviluppo davvero sostenibile.

Imprese e istituzioni: un’alleanza necessaria


Il Presidente di UNGCN Italia, Marco Frey, ha sottolineato come la transizione digitale richieda “una prospettiva sistemica, capace di bilanciare le contraddizioni e coinvolgere tutti gli attori”. Le istituzioni, in particolare, devono fornire un quadro normativo chiaro e abilitante, capace di sostenere le imprese nella lettura e gestione della complessità.
Anche Giovanni Gorno Tempini, Presidente di Cassa Depositi e Prestiti, ha rilanciato sul tema: “La sfida è rendere la sostenibilità ‘sostenibile’ per il sistema economico. Con il nostro Piano Strategico ed ESG, puntiamo a coniugare transizione ecologica e competitività, con attenzione concreta all’impatto sociale”.

Uno scenario in evoluzione: tra entusiasmi, passi indietro e la ricerca di un nuovo equilibrio


Il mondo imprenditoriale globale, secondo Mario Calderini del Politecnico di Milano, sta cercando un nuovo equilibrio tra profitto e purpose. Dopo un picco di entusiasmo (e un successivo rallentamento), la sostenibilità sta ritrovando una centralità più matura, sostenuta anche dall’evoluzione normativa internazionale. In questo quadro, l’innovazione tecnologica si configura come il punto di connessione tra impatto e competitività.

In conclusione, il Business & SDGs High Level Meeting ha ribadito un messaggio non nuovo ma forte: la trasformazione digitale non è un fine, ma un mezzo. Se messa al servizio di un nuovo paradigma imprenditoriale — basato su trasparenza, inclusione e impatto positivo — può accelerare il cambiamento che l’Agenda 2030 chiede con urgenza.
Serviranno visione, investimenti in competenze, e soprattutto collaborazione: tra imprese, istituzioni, accademia e società civile. Solo così, la digitalizzazione potrà diventare una vera alleata della sostenibilità. E l’Italia, con il contributo delle sue aziende più impegnate, potrà giocare un ruolo di primo piano in questa sfida globale.

Illustrazione di Karacis Studio su Unsplash





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