Negli ultimi tre anni, le amministrazioni locali italiane hanno fatto passi da gigante nel processo di digitalizzazione, ma il divario tra Nord e Sud del Paese resta ancora marcato: il Il 73% degli enti pubblici (regioni, province, comuni e Asl) è ormai in grado di erogare almeno un servizio in modalità completamente digitale, contro il 47% rilevato nel 2019. Tuttavia, la velocità di questa trasformazione è stata disomogenea sul territorio nazionale e le competenze digitali del personale pubblico restano ancora limitate.
Una delle principali leve che ha accelerato il processo di digitalizzazione è stata l’immissione di risorse attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) . Nel triennio 2020-2022 , la spesa per investimenti informatici è aumentata di circa il 65-80% rispetto al biennio precedente, con il Pnrr che ha rappresentato la seconda fonte di finanziamento dopo le risorse interne degli enti pubblici.
È quanto rileva un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale il 100% delle Regioni ha partecipato almeno a un bando Pnrr per l’innovazione digitale, il 74% della provincia e 53% dei comuni con più di 20.000 abitanti hanno utilizzato fondi Pnrr per investimenti informatici; il ricorso ai fondi europei è stato invece inferiore tra le comunità di piccole dimensioni, soprattutto nel Mezzogiorno.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, il miglioramento è stato particolarmente evidente nei servizi rivolti alle imprese: nel 87,5% dei Comuni è ormai possibile gestire le pratiche relative al Suap (Sportello unico per le attività produttive) completamente o parzialmente online. Anche l’accesso ai bandi di finanziamento per le imprese è stato digitalizzato nel 70% delle regioni e in quasi il 50% delle provincia.
«La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è una sfida ancora aperta. Il Pnrr ha rappresentato una spinta decisiva per l’accelerazione di questo processo, ma le difficoltà restano evidenti soprattutto nei piccoli enti e nelle regioni meridionali. Mentre i servizi alle imprese sono ormai per lo più digitalizzati, i cittadini continuano a scontrarsi con sistemi poco accessibili e con la necessità di recarsi fisicamente presso gli uffici per molte pratiche essenziali. La sfida dei prossimi anni sarà colmare questo divario, investendo in infrastrutture, competenze e semplificazione» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha rielaborato informazioni raccolte dalla Banca d’Italia, negli ultimi tre anni, la quota di enti pubblici che offre servizi alle imprese in modalità completamente digitale è passata dal Dal 47% al 73% (+55%), spinta dagli investimenti del Pnrr. Il 90% degli enti utilizza sistemi di cloud computing, mentre i servizi Suap sono accessibili online in 87,5% dei Comuni .
La spesa per investimenti informatici nel triennio 2020-2022 è aumentata del 65-80% rispetto al biennio precedente, con il Pnrr che ha rappresentato la seconda fonte di finanziamento dopo le risorse interne. Se il quadro per le imprese è in netto miglioramento, lo stesso non si può dire per i servizi rivolti direttamente ai cittadini.
La digitalizzazione dei servizi anagrafici e sociali procede infatti a un ritmo più lento: solo il 28% dei Comuni consente di gestire online pratiche di carattere demografico (cambio di residenza, richiesta certificati, ecc.); per i servizi sanitari, il ritiro referti online è disponibile nell’ 82,6% delle Asl, ma la possibilità di prenotare visite o effettuare richieste di assistenza integrativa è ancora limitata; solo il 15% degli enti sanitari ha digitalizzato completamente il percorso di prenotazione e ritiro dei risultati di esami e visite.
Le difficoltà nell’erogazione di servizi digitali ai cittadini sono lo stato attribuisce a tre fattori principali.
Bassa domanda da parte della popolazione : in molte aree, soprattutto nei piccoli centri, i cittadini continuano a preferire l’interazione diretta agli sportelli rispetto all’utilizzo dei servizi online.
Carenza di competenze digitali : solo il 19% dei dipendenti pubblici possiede competenze digitali avanzate e meno del 10% ha una laurea in discipline Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica).
Scarse risorse organizzative : in molti enti, soprattutto quelli di piccole dimensioni, mancano le figure tecniche in grado di implementare e gestire infrastrutture digitali complesse. Se la media nazionale mostra un miglioramento costante, il ritardo del Mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese resta evidente.
Nel Nord Est e nel Nord Ovest , la quota di servizi digitali offerti è superiore al 60% . Nella Regioni del Centro , la quota si ferma intorno al 55% .
Nel Mezzogiorno , invece, solo il 40% dei servizi è disponibile in modalità digitale, e la velocità di adozione di nuove tecnologie è rallentata da connessioni internet più lente e da minori investimenti in infrastrutture. Il diverso è evidente anche nella qualità delle infrastrutture:
Solo il 26% degli enti pubblici italiani è connesso tramite fibra ottica (FTTH) , con valori più alti nel Nord Est e significativamente più bassi nel Sud e nelle isole. La velocità media di connessione è di 85 Mbps al Nord e scende sotto i 60 Mbps nelle regioni meridionali.
Cloud computing e sicurezza si fanno spazio. Un aspetto positivo, infatti, è l’adozione di tecnologie cloud, che consentono di migliorare la sicurezza e la flessibilità operativa delle amministrazioni locali: io l 90% degli enti utilizza sistemi di cloud computing. La soluzione più diffusa è il Software as a Service (SaaS) , impiegato da quasi tutte le Regioni e dal 70-90% degli enti sanitari . Solo il 26% degli enti ha adottato i sistemi cloud più avanzati come il Piattaforma come servizio (PaaS) .
La sfida riguarda le competenze digitali. Uno dei principali ostacoli alla piena digitalizzazione resta la formazione del personale pubblico.Solo io 37% degli enti ha attivato programmi di formazione in materia di competenze digitali nel 2022.La formazione ha coinvolto meno del 25% dei dipendenti , con una media di sole 4 ore di formazione all’anno per addetto. Il problema è particolarmente sentito nel Mezzogiorno, dove solo il 15% dei dipendenti ha ricevuto formazione in campo digitale. Qualcosa manca per colmare il diverso. Dall’indagine emerge che i fattori che potrebbero accelerare il processo di digitalizzazione sono.
Maggiore formazione del personale : funzioni competenze specializzate implementate per e gestire i nuovi sistemi digitali. Infrastrutture più performanti – La diffusione della fibra ottica e di connessioni ultraveloci è ancora limitata.
Semplificazione dell’accesso ai fondi : molti enti, soprattutto quelli piccoli, faticano a navigare le procedure burocratiche per accedere ai finanziamenti Pnrr.
Coinvolgimento dei cittadini : per incentivare l’uso dei servizi online, è necessario promuovere campagne di comunicazione e formazione rivolte alla popolazione.
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