Che cosa sono ReArm Europe, Savings e Investment Union e Clean Industrial Deal, i tre maxi-piani Ue su difesa, economia e green




Ultim’ora news 13 marzo ore 20


Tre piani per cambiare volto all’Europa. La Commissione ha già annunciato il Clean Industrial Deal e il ReArm Europe e il 19 marzo presenterà l’Unione dei Risparmi e degli Investimenti. Tre progetti, basati sui report di Letta e Draghi, che puntano a colmare il gap con gli Usa e a riaffermare la potenza militare dell’Ue con funzione di deterrenza verso la Russia. 

ReArm Europe

ReArm Europe punta a mobilitare circa 800 miliardi di euro nella difesa per aiutare i Paesi Ue ad avvicinarsi alla soglia del 2% del pil fissato dalla Nato, che potrebbe salire a breve al 3%. La maggior parte dei fondi arriverà da una deroga al Patto di Stabilità grazie all’attivazione delle clausole nazionali di salvaguardia. In questo modo gli Stati potranno alzare gli investimenti nella difesa dell’1,5% del pil per quattro anni, senza incorrere in una procedura d’infrazione. In totale fanno 650 miliardi.

Ma la vera svolta è quella sul debito comune. La Commissione emetterà degli eurobond per 150 miliardi, fondi che poi presterà ai Paesi che li richiederanno per la difesa. Si arriva così agli 800 miliardi del piano di riarmo, che nel breve termine permetterà di comprare armi da spedire in Ucraina, ora che il sostegno degli Usa a Kiev è più incerto.

Nel lungo periodo invece si punta ad assicurare la sicurezza europea con l’approvvigionamento congiunto di armi per ridurre costi e frammentazione, aumentare l’interoperabilità e rafforzare le industrie europee della difesa. Altre risorse arriveranno dai capitali privati grazie all’Unione del Risparmio e degli Investimenti, e sarà anche potenziato il sostegno della Banca Europea per gli Investimenti (Bei).

Il peso sui conti pubblici

Gli Stati membri più indebitati temono però che la flessibilità sul Patto di Stabilità si trasformi in un boomerang per la sostenibilità dei conti pubblici. Gli eurobond vanno ripagati e con l’aumentare del debito i mercati chiederanno interessi più elevati per comprare le obbligazioni sovrane. Gli effetti si sono già visti perché nelle settimane passate il rendimento del Bund decennale è salito intorno al 2,8% e quello del Btp a un passo dal 4%.

Ecco perché il ministro italiano dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, preferirebbe puntare su delle garanzie europee, che secondo le stime del Mef potrebbero smuovere circa 200 miliardi di capitali privati con l’effetto leva. 

La Savings and Investments Union

L’Unione dei Risparmi e degli Investimenti serve a rendere più produttivi i capitali degli europei e a non farli fuggire verso Wall Street. L’obiettivo, insomma, è servirsi dei risparmi dei cittadini per spingere l’economia dell’Unione.

Per riuscirci l’Ue lancerà i conti di risparmio con incentivi fiscali e migliorerà le regole sulle cartolarizzazioni con un trattamento di favore per le banche, che così potranno liberare risorse da prestare a famiglie e imprese. Tra le altre novità una vigilanza dei mercati dei capitali «più unificata» a livello Ue e un report sulla competitività degli istituti di credito come chiesto dai governi. 

Spinta su equity e venture capital

La Commissione vuole anche facilitare gli investimenti in equity di assicurazioni, fondi pensioni e banche, che potrebbero avere sconti patrimoniali se contribuiranno ai programmi legislativi. L’Ue vuole anche rivedere il regolamento Euveca per rendere più attraenti il veicolo europeo per il venture capital e intende rimuovere le barriere fiscali per gli investimenti transfrontalieri. In questo modo Bruxelles spera di garantire 470 miliardi all’anno di finanziamenti aggiuntivi alle imprese.

Il Clean Industrial Deal

Il Clean Industrial Deal è il piano per aggiornare il Grean Deal e aiutare i settori più in difficoltà, senza fare passi indietro sugli obiettivi di decarbonizzazione. La Commissione rafforzerà la produzione e la domanda di beni green europei e negli appalti pubblici attribuirà una corsia preferenziale agli attori comunitari.

L’Ue ridurrà inoltre le dipendenze sulle materie prime strategiche con una piattaforma per gli acquisti in comune. Per abbassare il costo delle bollette il prezzo dell’energia pulita sarà disaccoppiato da quello del gas nel lungo periodo. Nel breve si proverà a sottrarsi alla volatilità del mercato con contratti di fornitura a lungo termine e acquisti congiunti di gas.

Le risorse per l’industria

I fondi arriveranno dalla banca per la decarbonizzazione, un veicolo finanziario che con 100 miliardi aspira a mobilitarne 400. Altre risorse saranno reperite rendendo più rapidi gli aiuti di Stato per le rinnovabili e la produzione di tecnologie pulite. Il piano prevede infine una forte spinta sulla semplificazione per ridurre gli oneri burocratici soprattutto delle pmi. 

Auto al centro

L’auto riceverà un sostegno speciale, come dimostra la preparazione di un apposito piano per il settore. Bruxelles ha rinviato di tre anni le multe sulle emissioni di Co2 e ha aperto sugli e-fuel e biocarburanti dopo il 2035 per non limitare la mobilità futura solo all’elettrico. La Commissione inoltre sovvenzionerà la domanda di veicoli green e creerà un’alleanza per sviluppare la guida autonoma e la produzione di batterie made in Europe.

L’Italia ha apprezzato, ma solo a metà. «Salvata l’industria auto, la Commissione dà ragione all’Italia. Eliminata la tagliola delle multe che avrebbe determinato il collasso del settore», festeggia il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. «Ora avanti con la piena neutralità tecnologica, l’autonomia strategica nella produzione di batterie e un piano incentivi europeo»(riproduzione riservata)



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