L’intelligenza artificiale frena le aziende, mancano le competenze


Per le imprese del futuro, i rischi maggiori da tenere in considerazione sono legati alle Ia e le competenze sul lavoro. Lo afferma lo studio Executive Outlook 2025 di Mercer, che ha interpellato 400 manager a livello globale per analizzare i principali rischi per la crescita delle imprese. L’intelligenza artificiale sarà al centro della rivoluzione del lavoro, ma non tutti sono ancora in grado di capirla e questo frena la crescita delle imprese.

Effetto Ia nelle aziende

L’intelligenza artificiale dovrebbe rappresentare uno strumento chiave per aumentare l’agilità e la produttività dei lavoratori, liberandoli da compiti ripetitivi e permettendo loro di concentrarsi su attività a più alto valore aggiunto. Tuttavia, nonostante queste potenzialità, il 69% dei responsabili delle risorse umane intervistati ha dichiarato di non utilizzare affatto l’Ia generativa, segnalando un divario significativo tra le opportunità offerte dalla tecnologia e la sua effettiva implementazione nelle organizzazioni.

Marco Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia, sottolinea che già nel 2024 la maggioranza dei C-level italiani indicava come priorità l’investimento nell’adozione dell’Ia. Ma precisa:

“Il tempo, però, sta per scadere. Se le aziende non agiscono ora, potrebbero faticare a tenere il passo con gli early adopter, man mano che le lacune in termine di conoscenze e competenze si amplieranno, mettendo a rischio non solo la sostenibilità della propria organizzazione, ma anche l’occupabilità e il benessere delle persone”.

Si cerca di integrare ancora di più l’Ia

Nel 2025, la priorità assoluta per i dirigenti aziendali sarà l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei sistemi e nei processi aziendali, al 54%. In particolare, il 64% dei direttori finanziari afferma che formare la forza lavoro con l’Ia è l’azione che aumenterà di più il valore complessivo dell’organizzazione (tra i ceo la quota è del 45%).

L’adozione dell’Ia e l’automazione dei processi per ridurre il lavoro manuale e migliorare la produttività sono le azioni che si prevede avranno l’impatto maggiore sull’ottimizzazione dei costi. L’obiettivo principale è ottenere risparmi sia di tempo che di risorse, permettendo così ai dipendenti di concentrarsi su attività a più alto valore aggiunto. Come precisa lo studio:

“L’introduzione dell’Ia per migliorare le prestazioni e l’accesso al lavoro sarà un passo fondamentale per le aziende che vorranno passare a sistemi operativi più avanzati, ma questo richiederà una revisione anche delle modalità di gestione della forza lavoro man mano che essa cresce”.

Ora che i dirigenti hanno una visione più chiara dei costi legati all’implementazione dell’intelligenza artificiale, compreso l’aumento del consumo energetico, emerge una consapevolezza più matura del ruolo di questa tecnologia. L’Ia non viene più vista soltanto come uno strumento per migliorare la produttività, ma come un vero e proprio motore di crescita e innovazione.

Via alla rivoluzione delle competenze

L’intelligenza artificiale e i cambiamenti demografici stanno riscrivendo le regole del lavoro. Per stare al passo, le aziende sono chiamate a rivedere i propri modelli operativi, puntando su flessibilità e adattabilità. E i dirigenti ne sono sempre più consapevoli: secondo lo studio, l’aggiornamento delle competenze,  soprattutto in ambito Ia, è ormai considerato una priorità strategica.

Con l’avvento di quella che lo studio definisce “era della forza lavoro agentica”, un’epoca in cui persone e intelligenze artificiali lavorano fianco a fianco, il valore aggiunto torna al centro. Le mansioni più ripetitive o automatizzabili vengono demandate all’intelligenza artificiale, mentre agli esseri umani restano i compiti in cui eccellono: creatività, pensiero critico, capacità relazionali.

In questa cornice, la gestione delle performance e la progettazione dei processi Hr basati sulle competenze si posizionano rispettivamente al primo e al terzo posto tra le priorità aziendali.





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