JLL: 5 anni dopo il lockdown sono le nuove generazioni a guidare il ritorno in ufficio


A cinque anni dall’inizio della pandemia da Covid-19, che ha trasformato radicalmente le modalità di lavoro in tutto il mondo, un nuovo studio di JLL – leader globale nei servizi professionali e nella gestione degli investimenti per il settore immobiliare – rivela un significativo cambiamento nelle dinamiche dei luoghi di lavoro. La ricerca mette in luce come siano le generazioni più giovani, in particolare la Generazione Z, a guidare il ritorno in ufficio, sfidando la narrazione diffusa che vedeva i lavoratori più maturi come i più legati alla presenza fisica.

L’analisi, basata su un sondaggio condotto su oltre 12.000 dipendenti di vari settori in 44 Paesi, evidenzia che la Generazione Z è più propensa a essere in ufficio rispetto ai colleghi più senior. I lavoratori fino a 24 anni sono in ufficio in media 3 giorni a settimana, una frequenza superiore a quella di tutte le altre fasce di età.

“I lockdown hanno segnato una generazione intera, che ha vissuto gli anni formativi e l’inizio della carriera in isolamento, senza poter godere dei benefici sociali e professionali che comporta l’interazione diretta”, spiega Matteo Lavazza, Head of Project & Development Services di JLL Italia. “Ora vediamo una reazione opposta: per i giovani, l’ufficio rappresenta un elemento chiave per vivere un’esperienza lavorativa soddisfacente e ricca di opportunità di crescita.

Una tendenza che trova riscontro nella performance del mercato delle locazioni, come evidenzia Stefania Campagna, Head of Leasing Advisory di JLL Italia: “La centralità dell’ufficio si riflette nei dati relativi al take-up del Q1 2025, in particolare a Milano (+20% YoY). L’evoluzione delle esigenze post-pandemia e le preferenze delle nuove generazioni contribuiscono alla forte domanda di uffici di grado A, specialmente nelle aree del Centro e del CBD. Questi spazi di qualità giocano un ruolo importante nell’attrarre e trattenere talenti in un mercato sempre più competitivo.”

Una nuova sfida per le aziende
Nonostante l’entusiasmo della Gen Z per il ritorno in ufficio, lo studio evidenzia un divario generazionale sempre più marcato nelle aspettative legate all’ambiente di lavoro. I lavoratori over 55 mostrano una maggiore capacità di adattamento, pur essendo più sensibili a fattori ambientali come il rumore, la qualità dell’aria e la disponibilità di spazi per il lavoro concentrato. La fascia d’età tra i 35 e i 54 anni risulta invece la meno soddisfatta, richiedendo miglioramenti tecnologici, maggiore flessibilità e servizi più adeguati legati al benessere.
Sorprendentemente, i più giovani — pur frequentando maggiormente l’ufficio — riportano i livelli più bassi di soddisfazione legata al benessere sul lavoro, classificandolo come uno dei fattori meno performanti. Emergono aspettative molto elevate riguardo a un miglior equilibrio tra vita privata e professionale, la disponibilità di opzioni alimentari salutari e spazi che supportino il benessere psicofisico.
Questi risultati sottolineano la necessità per le aziende di investire strategicamente nella creazione di luoghi di lavoro accoglienti e stimolanti che soddisfino veramente le esigenze della forza lavoro di oggi, dando priorità a servizi che migliorano la qualità della vita, alla progettazione di spazi che supportino sia la collaborazione che il lavoro concentrato e l’implementazione di tecnologie che aumentino la produttività e la flessibilità.

L’ufficio sta riacquistando centralità e le aziende si concentrano nel trovare soluzioni per incentivare il ritorno in sede. Lo studio evidenzia anche significative variazioni geografiche nelle tendenze di rientro in ufficio. In Italia, così come nei paesi del Medio Oriente, la media di presenza in ufficio è tra 3 giorni e mezzo e 4 giorni a settimana. Al contrario, il Regno Unito e il Canada registrano una media significativamente più bassa, di circa 2 giorni. Analogamente, gli Stati Uniti mostrano una preferenza per il lavoro ibrido, con una media di poco superiore ai 2 giorni in ufficio settimanali.

“Dal 2020 a oggi si è delineato con sempre maggiore evidenza un profondo divario generazionale nel modo in cui le persone vivono e interpretano il lavoro” conclude Lavazza. “Le aziende di tutto il mondo si trovano oggi davanti a una sfida cruciale: costruire un nuovo equilibrio che sappia bilanciare le aspettative dei datori di lavoro e quelle delle giovani generazioni — più attente al benessere, al senso di appartenenza e alla flessibilità — senza però disperdere il patrimonio di competenze, visione e stabilità portato in dote dai profili più senior. Solo valorizzando la diversità intergenerazionale sarà possibile creare ambienti di lavoro davvero inclusivi, sostenibili e orientati al futuro.”

 



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