L’obiettivo dichiarato è il recupero della competitività e della redditività delle imprese. Ma a conti fatti, con l’ultimo intervento messo in campo dalla Regione SIciliana in questi giorni, riuscirà, bene che vada, a fornire piccoli ristori ad agrumicoltori, olivicoltori e produttori di mandorle e pistacchi. Con gli ultimi 35 milioni di euro, trovati raschiando il fondo del barile del Psr Sicilia 2013/2022, l’assessorato regionale all’Agricoltura guidato da Salvatore Barbagallo ha deciso di attivare la misura 23 e di pubblicare un bando da 35 milioni di euro con lo scopo di ristorare gli agricoltori colpiti dalla severa siccità del 2024.
In effetti, tra gli interventi destinati agli agricoltori per sostenerli dopo avere subìto una delle peggiori siccità degli ultimi decenni, mancava all’appello quello per le più diffuse colture arboree dell’Isola. ”Questo bando – ha sottolineato l’assessore Barbagallo – è un’altra misura di sostegno alle aziende agricole siciliane che si aggiunge agli aiuti forniti al comparto cerealicolo e zootecnico e a quello dell’apicoltura”. A partire dalla scorsa primavera, infatti, l’Assemblea Regionale Siciliana ha sfornato diverse misure per fronteggiare l’emergenza siccità. Adesso tocca ad agrumi, olivi, pistacchi e mandorle. Ma questa volta si sfruttano i fondi Feasr grazie alla misura 23 “Assistenza supplementare agli Stati membri colpiti da calamità naturali”.
La dotazione del bando pubblicato lo scorso 9 aprile è stata ripartita in tre tranche: 18 milioni assegnati al comparto agrumicolo, 11 milioni all’olivicoltura e 6 milioni ai comparti del mandorlo e del pistacchio.
I beneficiari sono numerosi: l’intervento riguarda l’intero territorio regionale (riconosciuto per tutta la Sicilia un danno superiore al 30 per cento) e tutti gli imprenditori, singoli o associati, che esercitano attività agricola, ai sensi dell’articolo 2135 del Codice Civile. Unico requisito richiesto, la presenza nel fascicolo aziendale presente sul Sian di almeno due ettari, cumulativamente, di colture eleggibili, cioè agrumi, olivo, mandorlo, pistacchio. Il contributo è in conto capitale ed è definito in forma forfettaria. Sarà erogato entro il 31 dicembre 2025 (termine ultimo previsto per la rendicontazione del Psr).
Per tutti un massimale di aiuto che è stato fissato in 25 mila euro. L’aiuto ragguagliato alla superficie è differente per coltura e per classe di danno. Il territorio dell’Isola, sulla base dei dati del Sias (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano), è stata suddiviso in tre classi di danno, in funzione dell’intensità dell’evento siccitoso: basso, compreso tra 30 e 50%; medio, compreso tra 50 e 70%; alto, superiore al 70%. Per ciascuna coltura sono così state previste tre intensità di ristoro, in funzione della classe di danno individuata. Si va da un massimo di 5mila euro per ettaro per gli agrumi in classe di danno “alta”, a un minimo di 450 euro per ettaro per l’olivo in classe di danno “bassa”.
Non è stata ancora resa nota la data di presentazione delle domande perché si deve attendere l’implementazione della procedura sul sistema informativo di Agea che metterà a disposizione una domanda precompilata e la istruirà in forma automatizzata attraverso un file GIS con tre classi di danno e tre codici di pagamento.
E fin qui quanto si legge nel bando che, a proposito degli importi, avverte come possano essere ridotti in maniera lineare: “Sulla base della dotazione finanziaria e delle superfici eleggibili risultanti al Sian, si stima che l’entità effettiva di ristoro sarà significativamente inferiore rispetto agli importi teorici”.
Amantia (Coldiretti): “Iniziativa lodevole ma insufficiente”
Per Vito Amantia, presidente della sezione Coldiretti di Scordia (la “città delle arance” in provincia di Catania) “la misura messa in campo dalla Regione è una iniziativa lodevole ma insufficiente a ristorare le aziende che hanno patito la siccità subendo pesanti danni economici”. C’è di tutto nel comparto agrumicolo: mancata produzione o produzione con calibri ridotti e quindi minor apprezzamento sul mercato, ma anche maggiori costi connessi al prelievo dell’acqua irrigua dalle falde che, proprio per la scarsità di piogge si approfondiscono sempre di più. “Abbiamo stimato una perdita di circa 7 mila euro per ettaro, ma i ristori saranno minimi. Da primi calcoli, infatti, non c’è da stare allegri: considerate le superfici eleggibili e le risorse disponibili, a conti fatti il contributo erogabile sarà tra 200 e 250 euro/ha”, dice sconsolato l’agrumicoltore di Scordia.
Catania (Cia): “Segnale di attenzione”
“L’intervento rientra tra quelli da noi richiesti da tempo, ma non ci soddisfa la dotazione del bando che è insufficiente. La misura dell’aiuto sarà, a conti fatti, esigua ma, afferma Giosuè Catania, presidente della Cia Sicilia orientale – rappresenta, comunque, un segnale positivo di attenzione verso i comparti delle colture arboree”.
Non è stato ascoltato l’appello della Cia a riservare un’attenzione particolare a quegli imprenditori che sono stati costretti ad abbandonare i loro agrumeti perché privati della possibilità di irrigare: senza distribuzione operata dal consorzio di bonifica, nè pozzi da cui prelevare l’acqua irrigua. Spiega Catania: “Si tratta di 2 mila ettari che godranno dello stesso beneficio di altri impianti che, magari si trovano nella stessa area di gradazione del danno, ma che hanno potuto disporre di pozzi e pompe per far fronte alle necessità idriche della coltura”.
Vassallo: “Errori di valutazione sul pistacchio”
Mandorlo e pistacchio, spesso ignorati come tutta la frutta in guscio, hanno finalmente ottenuto un “riconoscimento politico”. “I produttori potranno essere ristorati per quel poco che sarà possibile – osserva Ignazio Vassallo, presidente dell’Associazione produttori frutta in guscio della Sicilia – ma c’è un grave errore di valutazione per quel che riguarda la capacità reddituale del pistacchio valutata in poco più di 2 mila euro per ettaro. In realtà la coltura del pistacchio è decisamente più performante: la produzione lorda vendibile non scende mai sotto i 5000 euro e raggiunge spesso i 7-7500”. Un errore che si riverbera negativamente sul valore del ristoro che va da un massimo di 1500 euro/ettaro nella classe di danno elevata a a un minimo di 600 nella classe di danno bassa.
Angela Sciortino
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