Cercansi tecnici qualificati: gli Its rispondono, ora tocca alle aziende


Capitale umano. In un anno triplicati i percorsi scolastici, ma la crescita chiede più alleanze con il mondo produttivo. Guido Torrielli, presidente Rete Its Italy: «Servono sia risorse per consolidare il modello che qualità e selezione»

L’aspetto più critico per le aziende è il basso investimento nella formazione dei giovani, uno dei tanti aspetti su cui indaga l’Osservatorio Delta Index, che analizza le capacità delle imprese di attrarre lavoratori della Generazione Z. Un tentativo di soluzione a questo dilagante problema viene proposto dal sistema degli Istituti tecnici superiori (Its), che sta vivendo un momento di trasformazione senza precedenti.

La riforma del modello 4+2

La riforma del modello 4+2, pensata per integrare formazione tecnico professionale (4) e specializzazione avanzata (2), ha generato un’espansione che ha superato ogni previsione. In un anno, il numero di percorsi autorizzati è cresciuto del 210%, passando da 225 a 628, mentre gli istituti coinvolti sono aumentati del 120%, da 180 a 396. Un’accelerazione che il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, definisce un «successo al di là di ogni previsione», segno tangibile di una scuola italiana che si sta riorganizzando in chiave moderna e produttiva. Ma dietro i numeri incoraggianti si celano anche interrogativi cruciali: la sostenibilità di questa crescita, la necessità di finanziamenti adeguati e il ruolo delle imprese nel consolidamento del modello.Guido Torrielli, presidente dell’associazione «Rete Its Italy» e della Fondazione Its-Ict Accademia Digitale Liguria, sottolinea come gli Its rappresentino ormai un elemento strategico per l’industria italiana. Con un tasso di occupazione post-diploma superiore al 90%, questi percorsi si configurano come l’unico segmento dell’istruzione terziaria costruito direttamente sul fabbisogno delle aziende. «Noi non siamo il risultato di un percorso educativo astratto, ma di una richiesta concreta del mercato del lavoro», spiega Torrielli, evidenziando il legame diretto tra Its e tessuto produttivo.

Un modello che, a differenza delle tradizionali lauree universitarie, garantisce agli studenti una formazione pratica immediatamente spendibile nelle imprese. Un aspetto che diventa ancora più rilevante in un contesto di transizione tecnologica, dove l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione stanno ridefinendo le competenze richieste dalle aziende.

A confermare il trend di crescita sono i dati aggiornati sulle iscrizioni: in Italia il numero di studenti che ha scelto il 4+2 è più che triplicato, passando dai 1.669 iscritti dell’anno scorso ai 5.449 attuali, con una proiezione che potrebbe superare i 6.000 al completamento delle registrazioni. Una crescita che si riflette anche nella distribuzione territoriale, con il Mezzogiorno che registra il più alto numero di adesioni, in controtendenza rispetto ai tradizionali squilibri Nord-Sud. Secondo i dati ministeriali, il Sud e le Isole contano il 54,1% degli istituti coinvolti e il 55,8% dei percorsi attivati, seguiti dal Nord (32,5% degli istituti, 32,3% dei percorsi) e dal Centro (13,1% e 11,7%).

Un risultato che, secondo Valditara, conferma una volontà diffusa di modernizzazione e un rinnovato slancio per l’istruzione tecnicoprofessionale: «In realtà è tutta la scuola italiana che sta cambiando in profondità a partire proprio dalla scuola tecnico-professionale, che grazie alle innovazioni del 4+2 potrà offrire più opportunità formative ai nostri giovani, diventando volano di crescita per le nostre imprese». Eppure, nonostante l’entusiasmo per l’espansione del modello, restano aperte diverse questioni chiave. La prima riguarda i finanziamenti. Torrielli evidenzia come l’attuale sistema di sostegno economico sia ancora insufficiente per sostenere una crescita di queste proporzioni. Oggi il Ministero garantisce un finanziamento di 48 milioni di euro l’anno, una cifra che secondo il presidente della «Rete Its Italy» dovrebbe almeno quintuplicare per rendere il sistema realmente competitivo. «Gli Its rappresentano una realtà strategica per il Paese, ma se vogliamo consolidare questa crescita, servono investimenti stabili e non legati solo a risorse straordinarie come il Pnrr», afferma Torrielli, sottolineando che il confronto con il mondo universitario è ancora impietoso: «Parliamo di

48 milioni contro i 9 miliardi destinati alle università e i 500 miliardi della scuola. Se davvero siamo considerati centrali per il futuro, è necessario che i fondi lo riflettano». No alla dispersione di competenze Un altro nodo è rappresentato dalla necessità di una selezione più strutturata degli studenti in ingresso. Se da un lato l’aumento delle iscrizioni è un segnale positivo, dall’altro emerge la necessità di mantenere un alto standard qualitativo, evitando che la crescita numerica si traduca in una dispersione di competenze. Gli Its, infatti, si distinguono per una formazione d’eccellenza che non può prescindere da un rigoroso processo di selezione. «Non possiamo permetterci di diventare un ammortizzatore sociale», ribadisce Torrielli, sottolineando come il monitoraggio delle competenze sia essenziale per garantire che gli Its rimangano un modello di alta formazione professionale: «È importante che noi possiamo continuare a selezionare perché siamo comunque un sistema di qualità, se noi dovessimo prendere tutti quelli che escono indipendentemente da quello che è la loro preparazione entriamo nel meccanismo di un sistema sociale assolutamente privo di logica» conclude. Collaborazione con le università Infine, c’è il tema della collaborazione con le università. Uno degli obiettivi della riforma è favorire un’interazione più fluida tra i due sistemi, superando l’idea che Its e università siano percorsi alternativi e inconciliabili. In questa direzione, il Ministero ha già avviato un dialogo per potenziare l’orientamento e creare sinergie tra atenei e Its, puntando a un ecosistema formativo integrato. Un passaggio fondamentale, soprattutto alla luce della crescente domanda di tecnici specializzati in settori ad alta innovazione come l’intelligenza artificiale, la meccatronica e la cybersecurity.

Svolta nell’istruzione tecnica

L’espansione degli Its e della filiera 4+2 rappresenta senza dubbio una svolta per l’istruzione tecnicoprofessionale italiana, ma il successo del modello non può essere misurato solo in termini quantitativi. Se da un lato la crescita delle iscrizioni e dei percorsi testimonia un interesse crescente , dall’altro emergono sfide cruciali che non possono essere ignorate: a partire dai finanziamenti insufficienti rispetto alla portata della riforma, fino alla necessità di mantenere alto il livello di preparazione degli studenti per evitare che l’aumento delle iscrizioni porti ad una dispersione delle competenze. Gli Its hanno dimostrato di funzionare: ora la sfida è trasformarli da fenomeno emergente a pilastro del sistema educativo e produttivo italiano.

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