Comprendere la differenza tra digitalizzazione e trasformazione digitale rappresenta un passaggio fondamentale per comprendere i profondi cambiamenti che stanno ridefinendo la società contemporanea. Nonostante l’uso spesso intercambiabile di questi due termini, infatti, è fondamentale riconoscere che essi indicano fenomeni distinti, ciascuno con implicazioni uniche a livello operativo, strategico e teorico, influenzando significativamente le organizzazioni e la società nel suo complesso.
Digitalizzazione: la dimensione di processo
Ricordate la “vecchia” informatica? Ecco: il concetto di digitalizzazione parte da lì. Consiste nel processo tecnico volto alla conversione di dati analogici, strumenti tradizionali e procedure consolidate in formati digitali. L’automazione dell’informazione (l’informatica appunto), mira principalmente ad aumentare l’efficienza, la precisione e la velocità nelle operazioni. Un esempio pratico è rappresentato dalla gestione documentale: il passaggio da archivi fisici a sistemi digitali non solo facilita un accesso immediato ai dati, ma riduce anche significativamente tempi e costi amministrativi. Inoltre, la digitalizzazione trova applicazione estesa in settori quali la gestione finanziaria, le risorse umane e il controllo qualità, contribuendo in modo sostanziale all’incremento della produttività e della trasparenza organizzativa. Tuttavia, stiamo comunque facendo quello che facevamo prima, seppure in modo nuovo e, di solito, più veloce.
La scelta di adottare la digitalizzazione è una decisione strategica consapevole che richiede una precisa definizione degli obiettivi, investimenti mirati e strategie adeguate per implementare efficacemente le tecnologie digitali. Oltre agli aspetti prettamente tecnici, essa comporta importanti cambiamenti culturali e organizzativi, rendendo indispensabile la formazione continua del personale e la ridefinizione delle competenze professionali. Questa dimensione culturale è cruciale per garantire la sostenibilità e il successo a lungo termine della digitalizzazione. Ma, ancora una volta, non cambia il “senso” del nostro lavoro.
La sostenibilità digitale come fenomeno sistemico
La trasformazione digitale rappresenta un fenomeno più ampio, complesso e sistemico rispetto alla digitalizzazione, implicando cambiamenti che vanno ben oltre l’ottimizzazione dei processi esistenti. Essa costituisce un mutamento radicale nel modo di concepire, sviluppare e realizzare attività organizzative, influenzando in maniera significativa le dinamiche sociali, economiche e culturali. È un fenomeno socio-tecnico emergente, derivante dalla diffusione pervasiva delle tecnologie digitali. In questo senso, la trasformazione digitale non riguarda soltanto il “come” vengono svolte le attività, ma ridefinisce radicalmente il “cosa” e soprattutto il “perché”, costringendo le organizzazioni a ripensare profondamente i propri modelli di business e le relazioni con i propri stakeholder.
La trasformazione digitale è tale perché emerge come una condizione inevitabile e strutturale, non come una semplice scelta opzionale. Modifica radicalmente il panorama competitivo, altera le aspettative dei consumatori, ridefinisce i confini dei mercati e genera nuovi modelli di creazione e distribuzione del valore.
Non è frutto di una decisione, ma effetto della mutazione pervasiva indotta dalla diffusione sempre più amplia delle tecnologie digitali, che a loro volta impattano sul modo in cui le persone percepiscono, interpretano e ridefiniscono la realtà che le circonda. In quest’ottica è una vera e propria “rivoluzione di senso” che ci porta a ripensare non solo il “come” facciamo le cose, ma il “cosa” abbia senso fare in un mondo che la digitalizzazione ha (già) cambiato profondamente, nel bene e nel male.
Di conseguenza, le organizzazioni devono sviluppare competenze strategiche avanzate e capacità adattive sempre più complesse per gestire efficacemente tale cambiamento.
Esempi pratici di sostenibilità digitale
Spostare le file degli sportelli della PA dagli uffici ai siti internet con il click day è digitalizzazione. Ripensare la natura del servizio della Pubblica Amministrazione per venire incontro alle mutate esigenze dei cittadini è trasformazione digitale.
Si pensi alla sanità. La digitalizzazione, attraverso l’introduzione di cartelle cliniche elettroniche, migliora significativamente l’efficienza nella gestione delle informazioni e delle procedure amministrative. La trasformazione digitale, invece, è visibile nell’applicazione di sistemi avanzati basati sull’intelligenza artificiale per la diagnosi precoce, capaci di ridurre drasticamente gli errori diagnostici e aumentare la tempestività degli interventi clinici. Tale fenomeno, oltre a incrementare l’efficienza operativa, implica una profonda trasformazione del ruolo professionale del medico, che diventa un intermediario tra le competenze umane e le capacità analitiche avanzate delle tecnologie digitali, sollevando nuove sfide etiche e formative.
Il futuro della sostenibilità digitale
La sostenibilità digitale emerge quindi come il punto di convergenza tra digitalizzazione e trasformazione digitale, guidando tali processi verso obiettivi integrati di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La relazione tra sostenibilità e trasformazione digitale assume così una configurazione sinergica e circolare, in cui ciascun elemento alimenta e potenzia l’altro. In questo contesto, le competenze richieste dal mercato del lavoro evolvono rapidamente, imponendo alle istituzioni la necessità di adattare i propri programmi per preparare individui e organizzazioni ad affrontare le sfide derivanti da questa complessa transizione tecnologica e socio-culturale.
Di tutto ciò parla il secondo episodio di “Sostenibilità Digitale: il podcast di Stefano Epifani”. Lo fa a partire dalla storia di Claudia, un medico alle prese con la trasformazione digitale indotta dall’intelligenza artificiale.
Potete ascoltare il secondo episodio del podcast:
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