La rivincita dei Btp people. Perché i rovesci di Borsa fanno tanto male agli americani (e meno agli italiani)


I dazi di Donald Trump hanno affondato le Borse. Dopo gli annunci del presidente statunitense, sono state segnalate pesanti perdite tra timori per la riduzione degli scambi commerciali e potenziale ritorno dell’inflazione. La politica tariffaria aggressiva ha mandato a picco i listini di tutto il mondo, ma a pagare il conto più salato sono proprio gli investitori americani, poiché è proprio negli Stati Uniti che si registrano i tassi di possesso azionario più elevati. Se la bassa partecipazione delle famiglie italiane ai mercati azionari ha limitato la capacità delle imprese di raccogliere capitale attraverso la Borsa, oggi questa situazione la rende meno esposta alle oscillazioni del mercato. Ma non significa che possa trarne davvero vantaggio.

Uno studio presentato da Hello Safe, piattaforma leader per il confronto di prodotti finanziari, ha fotografato i tassi di possesso di azioni del mercato azionario mostrando forti disparità tra i vari continenti. In Nord America, le famiglie hanno i tassi più alti, con il 55% negli Stati Uniti e il 49% in Canada, a testimonianza di una forte cultura dell’investimento. L’Oceania segue questa tendenza, con il 37% in Australia e il 31% in Nuova Zelanda. In Europa ci sono differenze significative: i Paesi nordici come la Svezia (22%) e la Finlandia (18,7%) sono davanti a grandi economie come la Francia (15,1%) e la Germania (14,2%). In Italia il tasso di partecipazione azionaria è solo del 7%.

“Questa differenza deriva soprattutto da una cultura finanziaria molto più radicata negli Usa, dove investire in Borsa è considerato normale e viene incentivato fin da giovani”, spiega ad Huffost Alexandre Desoutter, di HelloSafe, “I sistemi di risparmio pensionistico spingono gli americani a investire nei mercati finanziari, a differenza del sistema italiano che si basa principalmente su un modello pubblico di previdenza. Inoltre, le piattaforme di investimento sono più accessibili e diffuse negli Stati Uniti, rendendo più semplice per i piccoli risparmiatori entrare nei mercati azionari. In sintesi, è l’effetto combinato di fattori culturali, strutturali e tecnologici a spiegare perché gli americani investono molto più degli italiani”.

Negli Stati Uniti, così come anche in Canada, l’investimento azionario è profondamente integrato nei piani di risparmio pensionistico, sostenuto da forti incentivi fiscali. La cultura finanziaria è più sviluppata e l’accesso ai mercati è facilitato da piattaforme a basso costo e da una regolamentazione favorevole. Al contrario, in paesi come l’Italia i prodotti d’investimento non sono molto diffusi e i risparmi sono ancora indirizzati principalmente verso immobili o attività non rischiose.

La scarsa presenza nel mercato azionario ha comportato degli svantaggi per l’Italia, spiega Desoutter: “La bassa partecipazione delle famiglie italiane ai mercati azionari ha limitato la capacità delle imprese di raccogliere capitale attraverso la Borsa. Di conseguenza, molte aziende hanno dovuto affidarsi principalmente ai finanziamenti bancari, rendendosi più vulnerabili ai cicli economici e alle restrizioni creditizie. Questo ha rallentato lo sviluppo del mercato finanziario italiano e ridotto le opportunità di crescita economica e innovazione”.

L’instabilità dei mercati americani, in parte causata da alcune scelte politiche di Donald Trump, potrebbe portare alcuni investitori a cercare alternative più stabili, dice Desoutter, “tuttavia, l’Italia, con una partecipazione azionaria ancora molto bassa e alcune fragilità economiche interne, non è automaticamente in posizione di trarre vantaggio da questo scenario. Per poter attrarre capitali, sarebbero necessarie riforme strutturali volte a rafforzare la fiducia degli investitori e a rendere il mercato finanziario italiano più dinamico e trasparente”.

Lo studio di Hello Safe racconta che il numero assoluto di detentori di azioni rivela differenze significative tra i Paesi in termini di demografia e sviluppo economico. Nel Nord America, gli Stati Uniti dominano con oltre 185 milioni di investitori, in Canada 19 milioni. In Asia, sebbene la percentuale di investitori sia inferiore, il volume è impressionante a causa della popolazione: Cina (98,7 milioni) e India (85,8 milioni) sono tra i leader mondiali. In Europa, le cifre sono più modeste nonostante le economie avanzate: spiccano il Regno Unito (22 milioni) e la Germania (11,8 milioni), mentre la Francia conta 10,2 milioni di titolari. L’Italia ne conta circa 4 milioni.

“Gli azionisti statunitensi beneficiano di un mercato azionario maturo e dinamico, che offre un’ampia gamma di opportunità di investimento”, spiegano da Hello Safe, “Tuttavia, sono anche esposti alla volatilità e all’incertezza politica ed economica. La cultura aziendale negli Stati Uniti si concentra spesso sulla massimizzazione del valore per gli azionisti, il che può talvolta portare a livelli elevati di assunzione di rischi e a controversie sulla governance aziendale”. Le differenze culturali, strutturali e istituzionali spiegano le differenze nel comportamento di investimento tra Stati Uniti e Italia, ma “se l’Italia vuole trarre vantaggio dagli attuali sviluppi dei mercati finanziari, è essenziale una profonda trasformazione del mercato finanziario e una promozione attiva degli investimenti azionari tra le famiglie”.



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