La sostenibilità quale risposta all’indebitamento e il debito comune europeo sono i temi discussi nel corso del Cnpr Forum ‘Le sfide della sostenibilità economica in un mondo sempre più indebitato’, promosso dalla cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Andrea Tremaglia, deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio alla Camera, il senatore Mario Turco, vicepresidente nazionale del Movimento Cinque Stelle, Vito De Palma, parlamentare di Forza Italia in Commissione Finanze a Montecitorio e Arturo Scotto, esponente del Partito democratico in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.
Il punto di vista dei professionisti
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Sabatino Broccolini, commercialista e revisore legale Odcec Teramo: “Ripensare l’economia in chiave sostenibile non è più solo un’opzione, ma una vera e propria priorità. Non lo impongono soltanto le linee guida del Pnrr, ma anche il contesto globale, segnato da conflitti bellici e dall’impennata dei costi energetici, che conferma come questa sia ormai l’unica strada percorribile. Per Paesi come l’Italia, il cui sistema economico è appesantito da un debito pubblico sempre più difficile da sostenere, ripensare i modelli produttivi puntando sull’innovazione e sulla sostenibilità può rappresentare un punto di svolta concreto. Di fronte all’annuncio dei nuovi dazi da parte del presidente Trump, l’Europa deve saper rispondere in modo coeso, compatto, sostenendo con misure incisive ed efficaci il proprio tessuto imprenditoriale e produttivo. Solo così sarà possibile affrontare le nuove sfide globali senza lasciare indietro la crescita economica e la competitività del nostro continente”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “Sarebbe interessante trasformare il debito dei singoli paesi in un debito dell’Unione europea proprio ora che si è aperta una guerra commerciale che ha la prospettiva di ridurre la crescita, comprimere il potere d’acquisto generando inflazione, con tutto quello che ne può conseguire. C’è un pezzo di mondo che ha aperto questo conflitto con l’Ue la quale dovrebbe rispondere in modo unitario. Ricordo che parliamo del terzo Paese del mondo dopo Usa e Cina. Un’Europa che funzioni e ragioni come un unico organismo potrebbe essere molto più forte. Il debito comune europeo non può che generare un miglioramento per tutti. L’economia è diventata sempre più finanziari e sempre meno reale. La prima sembra essere stimata sette/otto volte la seconda. Mentre le imprese produttive cercano risorse per gli investimenti, gli investitori cercano rendimenti. Bisogna fare qualcosa perché i mercati finanziari supportino l’economia reale”.
Tremaglia (FdI): Incentivare investimenti che aiutino l’economia reale a sostenere il sistema Paese
È fondamentale comprendere che il debito italiano, fortunatamente, non è detenuto da potenze ostili – sebbene tali scenari non siano da escludere – ma è per la maggior parte nelle mani degli italiani, che continuano a dimostrare fiducia rispondendo positivamente alle recenti aste di titoli pubblici. Tuttavia, ciò che conta davvero è capire come viene impiegato il debito: c’è una differenza sostanziale tra indebitarsi per finanziare una vacanza e farlo per sostenere investimenti produttivi, capaci di generare valore e ritorni economici nel medio-lungo periodo. È proprio su questa logica che si fondano le politiche che stiamo cercando di promuovere, incentivando crescita e sviluppo attraverso il sostegno all’economia reale. Quanto al tema europeo, se l’idea è quella di creare un debito comune finalizzato a investimenti utili, strategici e non appesantiti da eccessiva burocrazia, allora il confronto è possibile. Ma troppo spesso il debito condiviso è stato concepito per pesare in modo sproporzionato su alcuni Stati membri. È per questo che il tema va affrontato con grande attenzione, visione strategica e responsabilità politica.
Turco (M5s): Crescita stagnante mette in discussione affidabilità del Paese
Il vero problema non risiede tanto nei livelli record di debito raggiunti, quanto nella mancata crescita economica. La politica dei tagli agli investimenti e allo stato sociale è la causa. Il recente Patto di stabilità, firmato supinamente da Giorgia Meloni, insieme alla guerra dei dazi lanciata da Trump, condanneranno l’Italia e l’Europa alla stagnazione, e, senza interventi strutturali e investimenti produttivi, alla recessione. Serve opporsi al piano di riarmo europeo, perché un euro speso in armi è un euro sottratto ai bisogni dei cittadini, alla sanità, alle pensioni, alla scuola, all’università, alle imprese e al futuro dei giovani. Per questo occorre opporsi al partito delle armi, alle lobby e alla finanza speculativa che hanno trasformato il capitalismo in una dittatura della finanza sull’economia. Serve difendere l’economia reale, l’economia al servizio dei bisogni dei cittadini e riscrivere le regole del capitalismo che il neoliberismo lo ha trasformato in una logica egoistica del capitale e del debito. È a rischio la democrazia economica, ovvero l’accesso al capitale e al lavoro dignitoso.
De Palma (FI): Stabilità azione di governo costruisce credibilità finanziaria del Paese
L’aumento dei tassi di interesse, fa salire il debito pubblico che diventa sempre più oneroso, ponendo una questione centrale di sostenibilità nel medio-lungo periodo. Un elemento chiave resta la crescita economica: se il Prodotto Interno Lordo cresce più rapidamente del debito, il rapporto debito/Pil può restare sotto controllo anche in un contesto di crescita debole. Ma senza riforme strutturali incisive e senza un piano concreto di investimenti produttivi, il debito rischia di trasformarsi da opportunità in freno per lo sviluppo del Paese. È altrettanto fondamentale la credibilità finanziaria: la fiducia degli investitori, italiani e stranieri, rappresenta un pilastro essenziale per garantire stabilità. L’Italia deve mostrarsi solida e affidabile sui mercati, e ciò richiede una governance stabile, coerente e proiettata al futuro. È proprio questo l’impegno che stiamo portando avanti con determinazione.
Scotto (Pd): Investimenti pubblici a sostegno di consumi e imprese
L’avvento di Trump e la scelta di imporre dazi a tantissimi paesi segna una svolta. Quando un impero declina diventa pericoloso per sé e per gli altri. La minaccia dei dazi rischia di portare in recessione il mondo. Se la reazione al trumpismo è la conservazione dell’esistente rischiamo di passare in breve tempo da una guerra commerciale a una militare. Dobbiamo invece una nuova politica economica che protegga le nostre imprese e i posti di lavoro, alimentando i modello sociale europeo. Questo passa non attraverso confronti bilaterali ma serve un salto di qualità dell’UE e dunque la scelta del debito comune. Nelle crisi l’Europa può rinforzarsi. Non solo attraverso il debito comune ma anche difesa della manifattura e dell’innovazione tecnologica europea, sostegno alla domanda interna. Bisogna alzare i salari per via contrattuale e introdurre il salario minimo. Trovo sbagliata la scelta del riarmo stato per stato e la ridefinizione dell’economia europea in una economia di guerra. Il debito italiano è figlio dell’austerity. Le stime sono bassissime e i dazi potrebbero portare alla recessione. Dobbiamo puntare su una crescita sostenibile con poderosi investimenti pubblici a sostegno di consumi e imprese.
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