di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Ultima chiamata per le grandi imprese, quelle in terza fascia, con asset da assicurare del valore di oltre i 30 milioni di euro: oggi – lunedì 31 marzo – scade il termine per assicurare i loro immobili, impianti e attrezzature da terremoti, frane e alluvioni e quindi non perdere l’accesso a bandi, risarcimenti e agevolazioni statali.
Sino a fine giugno, tuttavia, l’inottemperanza all’obbligo non comporterà ancora conseguenze: il che si traduce, di fatto, in un posticipo di 3 mesi anche per le big. Le altre aziende sono invece al lavoro già da questo pomeriggio, con compagnie e istituzioni, per fare un assessment serio dei loro rischi e arrivare consapevoli e informate alle loro nuove scadenze: il primo ottobre le medie, e il primo gennaio 2026 le piccole e micro imprese.
Tutte le associazioni di categoria esprimono soddisfazione riguardo Dl approvato in fretta e furia venerdì a Palazzo Chigi: certo coinvolgerle in maniera più puntuale durante la lunga gestazione delle disposizioni operative, anziché metterle davanti al decreto attuativo a un mese dai termini, avrebbe consentito di risparmiare un sacco di tempo.
Del resto, la strada per la messa a terra dell’obbligo era apparsa in salita fin dal principio: dato più volte per imminente, alla prima data fissata entro giugno 2024 sono seguite le proroghe al 31 ottobre, poi a inizio 2025 e quindi a fine marzo.
Nel frattempo PLTV.it ha illustrato la via dei cat bond per sostenere il business, raccolto il parere dei Big del mercato, raccontato gli accordi in corso col mondo dei riassicuratori, riportato le principali view degli esperti, approfondito i costi della parallela e necessaria trasformazione green, spiegato il filo rosso che unisce prevenzione e mutualità, evidenziato la sostenibilità dei prezzi dei prodotti in commercio, e infine riassunto i vari nodi lasciati irrisolti dal recente decreto interministeriale. Negli hyperlink, alcune delle analisi e delle interviste con cui la nostra testata giornalistica ha seguito l’iter della legge fin dal principio.
Adesso l’auspicio è che le banche tengano conto della stipula di queste polizze catastrofali nella valutazione del rating creditizio della clientela corporate, e quindi nella concessione di finanziamenti – specie se inerenti a interventi di mitigazione dei rischi fisici e di trasformazione energetica – innescando così un circolo virtuoso tra credito e assicurazione nel sistema economico italiano.
Ma l’auspicio è anche che quelle realtà maggiormente fragili, a cui si è accordato più tempo per adeguarsi alle norme, non si riducano di nuovo all’ultimo per accendere le necessarie coperture, “peraltro già disponibili per tutte le categorie di imprese” ricorda il presidente ANIA, Giovanni Liverani, giudicando comunque “comprensibile” la proroga: “Prima si assicureranno –avverte –, prima si garantiranno uno scudo di protezione per la loro presenza sui mercati“.
Tenendo bene a mente che d’ora in poi non dovranno più aspettarsi aiuti: se il governo ha deciso per l’obbligo, è perché non ha più soldi in cassa da destinare al ripristino delle attività colpite da eventi estremi, climatici e non. Visto quanto è accaduto dopo le alluvioni in Emilia Romagna, di sicuro le compagnie garantiranno tempi di risarcimento più brevi rispetto a quelli per ricevere gli emolumenti – peraltro non dovuti – dello Stato.
Confartigianato e Confcommercio, in particolare, chiedono l’istituzione di un meccanismo di controllo da parte dell’IVASS, sulla falsariga di quello utilizzato per l’Rc auto o le bollette energetiche: un indicatore di rischio univoco, valutato da un ente terzo, che renda trasparenti i calcoli attuariali e omogeneizzi i costi, a loro detta molto differenti da una compagnia all’altra. Parametri di tutela simili, il meno soggettivi e il più uniformi possibile, sono richiesti anche nei confronti delle perizie successive all’evento.
Altri nodi da sciogliere riguardano i limiti di fatturato, i differenti tipi di beni strumentali inclusi, alcuni dubbi sui contratti di leasing e affitto.
La bancassicurazione può fornire un importante canale di diffusione di prodotti cat nat che – fin a quando non saranno ampiamente estesi – presenteranno premi inevitabilmente più alti per i clienti più esposti alle calamità naturali. Non solo in virtù della loro posizione geografica ma anche delle caratteristiche costruttive degli immobili, della collocazione dei beni dentro gli edifici, della loro età e delle condizioni materiali in cui si trovano, delle esigenze produttive della singola realtà, della presenza di argini e difese poste autonomamente in essere dall’imprenditore: sono tante le variabili che incidono sul prezzo finale, così come gli aspetti tecnici e formali da chiarire all’interno del decreto attuativo.
Al centro dei tavoli e delle riunioni che seguiranno nelle prossime settimane, a ben vedere, c’è la stessa ridefinizione di un rapporto con il mondo assicurativo da avviare sui binari della fiducia, della sostenibilità e della correttezza, per non far saltare tutto il castello al primo nubifragio.
Patti chiari, amicizia lunga: le imprese, senza garanzie di star investendo davvero bene i loro denari, non ci stanno a fare da cavie.
Assicurazione anti Calamità, ok alla Proroga diversificata per l’Obbligo di Polizza
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