la riforma cambia le regole per gli oriundi in Nazionale


La recente riforma della legge sulla cittadinanza italiana introduce restrizioni significative per i discendenti di emigrati, con conseguenze dirette anche sul mondo dello sport e l’utilizzo degli oriundi in Nazionale.


La nuova normativa, approvata dal Consiglio dei Ministri, riduce il raggio d’azione del cosiddetto ius sanguinis, che finora aveva permesso a molti atleti di origine italiana di ottenere il passaporto senza mai aver vissuto nel Paese o conoscerne la lingua.

Un cambiamento radicale

Fino a oggi, la legge del 1992 consentiva a chi poteva dimostrare un legame familiare con un antenato italiano, anche di terza o quarta generazione, di ottenere la cittadinanza. Questo ha portato a casi eclatanti, come quello di Lionel Messi, che ha acquisito il passaporto italiano grazie a un trisavolo emigrato da Recanati in Argentina. Un altro fenomeno diffuso riguarda alcuni comuni veneti, come quelli della Val di Zoldo, che si sono trovati sommersi da migliaia di richieste di riconoscimento da parte di discendenti di emigrati in Brasile, spesso gestite da agenzie specializzate in pratiche di cittadinanza.

Con la nuova normativa, questo percorso è stato drasticamente ridotto: d’ora in avanti, potranno ottenere la cittadinanza solo coloro che hanno almeno un genitore o un nonno nato in Italia. Inoltre, la gestione delle richieste non sarà più affidata ai consolati all’estero, ma direttamente alla Farnesina, con l’obiettivo di rendere il processo più controllato e limitare gli abusi.

Impatto sul calcio italiano

La riforma avrà effetti rilevanti anche sul mondo dello sport, in particolare per la Nazionale di calcio. La FIGC, da anni impegnata a individuare talenti con origini italiane in tutto il mondo, dovrà modificare il proprio approccio. Finora, grazie alle vecchie norme, giocatori come Mateo Retegui, Jorginho ed Emerson Palmieri hanno potuto vestire la maglia azzurra sfruttando legami di parentela con bisavoli o trisavoli italiani. Con le nuove regole, profili simili non potranno più ottenere il passaporto così facilmente.

Se queste norme fossero state in vigore negli anni passati, anche Thiago Motta e Rafael Toloi non avrebbero potuto rappresentare l’Italia, essendo entrambi diventati cittadini italiani grazie a avi vissuti in Italia generazioni fa. La riforma pone dunque fine a questa possibilità, limitando le convocazioni ai soli atleti che possono vantare un legame più diretto con il Paese.

Una sfida per il futuro

Di fronte a questa nuova realtà, la Federazione dovrà riorganizzare la sua strategia di scouting, concentrandosi su giocatori con un genitore italiano o nati sul territorio nazionale. La recente qualificazione dell’Under 17 ai Mondiali, con in squadra ragazzi nati in Inghilterra ma con doppia cittadinanza, dimostra che il lavoro di selezione dovrà adattarsi per non perdere potenziali campioni.

Il cambiamento legislativo risponde alla volontà di evitare abusi e garantire che la cittadinanza italiana sia concessa a chi ha un legame reale con il Paese. Tuttavia, l’effetto sulle politiche sportive potrebbe risultare significativo, privando la Nazionale di giocatori talentuosi che, pur avendo radici italiane lontane, hanno dimostrato attaccamento ai colori azzurri. Resta ora da vedere come la Federazione affronterà questa nuova sfida e quali saranno le strategie per mantenere la competitività della squadra nel panorama internazionale.



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