Il bonus elettrodomestici 2.0 passa il riesame e viene riammesso all’interno del decreto Bollette. La decisione è arrivata nella serata del 26 marzo quando la Commissione Attività produttive alla Camera ha riesaminato gli emendamenti dichiarati inammissibili per i quali erano stati presentati ricorsi da parte dei vari gruppi politici di appartenenza. Ok anche all’emendamento di Mauro del Barba (ItaliaViva) che punta a rendere le bollette dell’energia più leggere. Parliamo dello stop «agli oneri concessori per i distributori elettrici», scrive il deputato su X spiegando che l’emendamento chiede «di eliminare questo balzello che usa le bollette per dare dei soldi al Mef».
Nessun ripescaggio invece per l’emendamento che chiedeva il rinvio per l’entrata in campo delle polizze catastrofali e per il ritorno ad una fiscalità più leggera per le auto aziendali a uso promiscuo.
Il criterio usato, per riammettere gli emendamenti inammissibili è stato la coerenza co
n il testo, il decreto Bollette, approvato in Cdm, che aveva come perno l’aiutare le imprese e le famiglie nel cercare di contrastare il caro bollette.Andrea Barbotti, relatore alla Camera ha infatti spiegato come:
«la Camera è stata richiamata, con una circolare, dal ministro per i rapporti con il Parlamento, di applicare dei filtri stringenti in materia di competenza e coerenza degli emendamenti»,rispetto al testo di base su cui si sta lavorando.
Questo significa che il ripescaggio che è stato fatto ha riguardato solo quegli emendamenti che sono stati definiti «coerenti», in termini di contenuti al testo del Dl Bollette.
Sì all’emendamento sul bonus elettrodomestici no alle polizze
Seguendo dunque questa linea di pensiero alcuni emendamenti presentati dalla maggioranza sono rientrare dalla finestra. Parliamo, ad esempio, delle proposta emendativa che a firma del deputato di Fratelli d’Italia, Silvio Giovine, che puntava a modificare il bonus elettrodomestici, previsto in legge di Bilancio per incentivare l’acquisto di prodotti a basso consumo energetico.
L’emendamento, ritenuto inammissibile e poi invece reintrodotto, propone di rimuovere il riferimento alla classe B per l’accesso al contributo, visto che il bonus è stato vittima di un iter difficoltoso (il decreto attuativo, atteso per febbraio, non è ancora stato emanato) proprio a causa della scelta della classe energetica B quale soglia minima richiesta per ottenere il contributo, che ha portato ad escludere una buona parte dei prodotti fabbricati in Italia.
Fuori dai giochi invece la proposta emendativa di Fratelli d’Italia che puntava a rinviare di sette mesi l’obbligo per le imprese di assicurarsi contro le catastrofi naturali. Sul tema è intervenuto il presidente della Confederazione Aepi, Mino Dinoi, che spiega come ritenere inammissibile questo emendamento «è un errore».
«In questo momento di incertezza, soprattutto per le microimprese, e in assenza di indicazioni chiare per la definizione del costo polizza, un rinvio di sette mesi avrebbe anche consentito di poter pianificare al meglio una spesa, quella della polizza assicurativa, che affatica ancor di più le piccole realtà. Il caro bollette, la spada di Damocle dei dazi, non contribuiscono ad avere una visione futura che è, al contrario, quello che le imprese meritano», conclude Dinoi.
Poche chance ha avuto anche la proposta di Marco Osnato (FdI) sulle auto aziendali, in quando poco coerente con il testo di base del Dl Bollette approvato in Cdm. L’emendamento chiedeva di escludere dall’applicazione del nuovo sistema di tassazione dei fringe benefit, messo a punto dall’ultima legge di Bilancio, «i veicoli concessi ad uso promiscuo dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2024» e per «i veicoli ordinati dai datori di lavoro entro il 31 dicembre 2024 e concessi in uso promiscuo dal 1° gennaio 2025 al 30 giugno 2025». Per questi, la proposta era di continuare ad applicare la vecchia tassazione.
Ritornano gli incentivi per le caldaie a gas
Il governo riapre uno spazio fiscale per le caldaie a condensazione, anche quando non sono collocate all’interno di sistemi ibridi. E dunque, dopo lo stop deciso in legge di Bilancio, ai bonus per queste caldaie, la maggioranza sta tornando sui propri passi. Proprio per questo che l’Associazione riscaldamento senza emissioni alza la voce, contro questa decisione, spiegando che «continuare ad incentivare le caldaie a gas, non va solo contro quanto stabilito dalle Direttive europee, che in tal senso sono chiare e definitive, ma rischia di portare l’Italia sotto procedura di infrazione, rischiando di far sprecare risorse economiche che possono essere utilizzate per priorità ben più importanti». Tali norme, in particolare la direttiva sull’efficienza energetica degli edifici e i successivi documenti di implementazione, proibiscono infatti di incentivare qualsiasi tipo di impianto di riscaldamento che funzioni, anche temporaneamente, con gas fossile.
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