Entro il 31 marzo oltre 4 milioni di imprese dovrebbero stipulare una polizza contro le catastrofi naturali. Nonostante la scadenza sia imminente il condizionale rimane quantomai d’obbligo: il rinvio della deadline è più di un’ipotesi, con il governo che nei prossimi giorni potrebbe anche incontrare imprese e assicurazioni. Anche le associazioni di categoria chiedono uno slittamento e ci sarebbe già pronto un emendamento di Fratelli d’Italia per spostare la data di sette mesi.
Obbligo polizze catastrofali: l’ipotesi rinvio
Il tempo stringe. Ad oggi, le imprese avrebbero meno di una settimana per mettersi in regola e per questo motivo il pressing sull’esecutivo si è fatto più intenso negli ultimi giorni. Il governo ha aperto alla proroga e sembra che manchi da definire soltanto lo strumento legislativo con cui concretizzarla. Il tema resta caldo, ma Fratelli d’Italia è già sceso in campo con un emendamento al decreto bollette firmato dal deputato Riccardo Zucconi, che prevede lo spostamento del termine entro cui stipulare i contratti assicurativi a copertura dei danni da calamità naturali ed eventi catastrofali attualmente fissato al 31 marzo 2025, posticipandolo al 31 ottobre 2025. “Il fine – spiega l’emendamento – è consentire il superamento dell’emergenza energetica senza ulteriori oneri per le imprese”. Una “strada” che rimane difficilmente percorribile: visti i tempi di conversione del provvedimento in Parlamento sarà quasi impossibile non andare oltre il termine del 31 marzo.
Un “tassa occulta” che va rinviata secondo Matteo Ricci, europarlamentare Pd del Gruppo S&D, che sui social si è scagliato contro la norma: “L’obbligo di stipulare un’assicurazione contro i rischi delle catastrofi naturali è una tassa occulta che pesa su oltre 4 milioni di aziende italiane: va rinviata.Tutte le maggiori associazioni imprenditoriali del Paese ne hanno denunciato le criticità: la norma è poco chiara e superficiale, non definisce nel dettaglio i fenomeni coperti, non prevede il rimborso dei danni alle merci, né agevolazioni di alcun tipo, penalizzando la competitività delle aziende nelle aree più a rischio. In più, il 22% dei costi di assicurazione va allo Stato, una tassa vera e propria, assolutamente immotivata. Assurdo che chi nega il cambiamento climatico in Italia e in Europa, poi obblighi le imprese a una polizza di questo tipo. La destra, di fatto, cavalca la retorica anti-ambientalista e scarica i problemi sui nostri imprenditori, mentre aree importanti del nostro tessuto produttivo sono costrette a fare i conti con alluvioni ed eventi estremi. Penso alle nostre Marche, con oltre 120mila aziende già in difficoltà, alla Toscana e all’Emilia Romagna, recentemente colpite dalle alluvioni. Il governo deve rinviare il decreto e mettersi al lavoro su misure serie contro il cambiamento climatico e il dissesto, basta creare problemi alle nostre imprese”.
Le richieste delle imprese
Nel frattempo anche le imprese italiane chiedono a gran voce un rinvio della scadenza: “La proposta di Fratelli d’Italia di rinviare l’obbligo di stipulare le polizze anticalamità al 31 ottobre 2025 è un’ipotesi corretta e opportuna – ha sottolineato in una nota Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa -. Abbiamo già sottolineato che il costo di queste coperture assicurative è insostenibile per molte piccole e medie imprese, con premi che possono arrivare fino a 12.000 euro all’anno. È evidente che, in una fase di forte incertezza economica e di pressione sui costi operativi, imporre un obbligo così oneroso avrebbe rappresentato un ulteriore ostacolo alla sopravvivenza di molte attività. Inoltre, le imprese italiane si trovano già a fronteggiare il peso dell’aumento dei costi energetici, dell’inflazione e della stretta creditizia, fattori che incidono direttamente sulla loro capacità di investimento e di tenuta finanziaria. Un rinvio di sette mesi rappresenta quindi un segnale di attenzione verso il tessuto imprenditoriale del Paese e offre un margine di respiro fondamentale per valutare meglio le soluzioni assicurative disponibili e le eventuali agevolazioni che potrebbero essere introdotte a livello governativo”. “La copertura contro le calamità naturali è certamente importante, ma è necessario un approccio più equilibrato, che tenga conto della sostenibilità economica per le imprese. Auspichiamo che il governo utilizzi questo tempo aggiuntivo – conclude Ferrara – per valutare misure di supporto che consentano alle imprese di accedere alle polizze a condizioni più vantaggiose, magari prevedendo incentivi fiscali o agevolazioni sui premi. È essenziale che l’obbligo assicurativo non si trasformi in una tassa occulta che penalizza le pmi, già esposte a una concorrenza sempre più agguerrita e a margini operativi ridotti”.Sulla stessa linea anche le richieste di Confimi Industria: “Ribadiamo con forza la necessità di norme chiare e tempi adeguati per l’adeguamento alle nuove disposizioni sulle polizze assicurative per eventi catastrofali. Le imprese – spiega Flavio Lorenzin, vicepresidente con delega alla semplificazione – si trovano ad affrontare un quadro normativo complesso e di difficile interpretazione, aggravato da una scadenza imminente e dall’assenza di indicazioni univoche sulle modalità di applicazione della nuova legge. La mancanza di certezze genera confusione tra gli imprenditori, che rischiano sanzioni indirette legate all’accesso a contributi e agevolazioni pubbliche”
“Confimi Industria – prosegue la nota – chiede con urgenza al Governo una proroga della scadenza del 31 marzo e un intervento normativo che fornisca interpretazioni certe e applicabili. Le imprese non possono essere lasciate nell’incertezza su un tema di tale rilevanza economica e strategica. La nostra Confederazione resta disponibile al confronto per individuare soluzioni che tutelino il tessuto imprenditoriale italiano e garantiscano un’applicazione equa ed efficace della normativa. Inoltre, a soli 7 giorni dall’entrata in vigore del decreto attuativo, resta aperta la questione dell’obbligo assicurativo su beni in locazione o noleggio, senza una chiara distinzione tra proprietari e utilizzatori. Questo scenario impone agli imprenditori oneri che potrebbero rivelarsi impropri o addirittura inapplicabili. La normativa, di fatto, trasferisce sulle imprese il costo delle catastrofi naturali, senza fornire garanzie di equità nella ripartizione degli oneri tra Stato, assicurazioni e operatori economici”. Secondo le prime stime, spiega ancora l’associazione, l’introduzione di questa misura comporterà per le imprese italiane un costo complessivo di diversi miliardi di euro, con premi assicurativi che potrebbero variare sensibilmente in base alla localizzazione e al settore di appartenenza. Inoltre, il trasferimento del rischio dal bilancio dello Stato alle aziende potrebbe tradursi in un incremento medio dei costi operativi tra il 5% e il 10% per le imprese più esposte a eventi catastrofali.
Il rinvio sarebbe soprattutto un’occasione per correggere e “sistemare” le parti del testo poco chiare, come sottolineato dal presidente di Confartigianato, Marco Granelli: “Apprezziamo l’impegno politico per rispondere all’esigenza di una proroga dell’entrata in vigore della norma sull’obbligo delle polizze catastrofali. Tuttavia, se arriverà il rinvio, non bisognerà sprecare tempo ma trovare rapidamente soluzioni ai tanti dubbi che ora rendono difficilmente applicabile l’obbligo di assicurazione. Ad esempio, cosa devono assicurare quei piccoli imprenditori che dispongono di beni strumentali e attrezzature di valore modesto e non hanno una sede fissa? Come ci si regola per i beni acquistati in leasing? Come si gestiscono le relazioni assicurative tra proprietario delle mura e locatario?. Tanti interrogativi che Confartigianato ha subito indicato ma che non sono stati sciolti nel pur lungo tempo intercorso tra l’emanazione della norma primaria e il decreto ministeriale attuativo uscito soltanto il 28 febbraio, a un mese dall’entrata in vigore. Ora, senza i necessari chiarimenti, i mesi di proroga saranno sprecati e per i piccoli imprenditori, chiamati ad affrontare un costo di almeno 2 miliardi per assicurarsi, si ripresenteranno gli stessi problemi. Chiediamo, quindi di riaprire immediatamente il confronto ai tavoli ministeriali per trovare soluzioni concrete e percorribili ed eventualmente prevedere l’introduzione di una soglia al di sotto della quale si configuri il rischio non significativo in relazione al modesto valore dei beni assicurabili”.
I costi delle polizze
L’obbligo di stipulare una polizza contro le calamità naturali riguarda tutte le imprese con sede legale in Italia o con una stabile organizzazione sul territorio nazionale (ad esclusione delle imprese agricole), con l’assicurazione che dovrebbe coprire i danni diretti ai beni aziendali, inclusi terreni, fabbricati, impianti e macchinari causati da eventi quali sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. L’obiettivo è quello di tutelare le imprese in caso di calamità naturali, fenomeni che purtroppo stanno diventando sempre più frequenti in Italia. Ma quanto costa una polizza Cat nat? Secondo un report realizzato da di Facile.it analizzando diverse attività commerciali nelle città di Milano, Roma e Palermo, si va da poco più di 300 a 1.000 euro.
Nel caso del ristorante è stato considerato un immobile da 300mila euro contenente attrezzatura di valore pari a 100mila euro; con queste caratteristiche, il premio annuale per sottoscrivere un’assicurazione Cat nat a Milano è pari a 343,50 euro, valore che diventa 401 euro a Roma e 469 euro a Palermo. Per l’autofficina è stato invece considerato un fabbricato dal valore di 400mila euro e 200mila euro di attrezzatura; in questo caso, il costo della polizza se l’attività è ubicata a Milano è pari a 359 euro, diventa 434 euro se a Roma e arriva a 551 euro, invece, a Palermo. Le quotazioni per l’hotel salgono, in virtù di valori assicurati più elevati: in questo caso un immobile dal valore di 1 milione di euro e attrezzatura per 500.000 euro. La struttura posizionata a Milano deve mettere a budget un costo annuale pari a 703,5 euro, a Roma 720,5 euro, mentre a Palermo 1.033,5 euro.
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