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Moda, è crisi anche nel settore retail: -18 negozi ogni giorno. Felloni (Federazione Moda Italia): urge un Piano che sostenga l’intera filiera


Il Consiglio nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio si è riunito a Courmayeur per un confronto sulle future sfide del retail della moda. Il dato di partenza è il calo medio, nel 2024, del 4,2% rispetto al 2023, registrando un saldo nati-mortalità negativo di -6.459 punti vendita, pur rimanendo un fondamentale pilastro dell’economia e del PIL nazionale contando 164.369 punti vendita che occupano 299.793 addetti. I saldi invernali 2025, peraltro, hanno confermato un trend negativo dei consumi, segnando un -5,5%, con 6 imprese su 10 che hanno risposto al questionario che hanno indicato una diminuzione delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2024.

Nonostante ciò il settore dimostra una sua resilienza. “La sfida per il retail della moda parte da qui – afferma il presidente di Federazione Moda Italia, Giulio Felloni -, con un incontro ad alta quota sulla Skyway Monte Bianco a significare l’aspirazione del retail della moda di raggiungere la vetta della ripresa attraverso uno spirito imprenditoriale che si affida all’innovazione, alla resilienza e allo shopping tourism”. In particolare, grazie all’abbassamento della soglia del tax free shopping da 154,96 euro a 70 euro operata dal Ministero del Turismo anche a seguito delle richieste di Federazione Moda Italia con Confcommercio, in questo primo anno dall’entrata in vigore del 1° febbraio 2024, lo strumento “ha rappresentato un volano per il retail locale registrando – secondo i dati di Global Blue – un incremento del 54% delle transazioni e del 12% della spesa, con 500mila nuovi shopper per acquisti esclusivi nella fascia di spesa 70-155 euro che hanno fatto crescere le vendite oltre alle quattro città di Milano, Roma, Firenze e Venezia, anche a Catania (+ 73%); Como (+ 69%); Amalfi (+ 65%); Napoli (+ 63%); San Gimignano (+ 63%); Verona (+ 61%); Bellagio (+ 58%); Assisi (+ 54%) e Bologna (+ 50%)”.

Un’attitudine che, tuttavia, è messa a dura prova dal ridimensionamento di oltre il 10% dei consumi di moda delle famiglie italiane negli ultimi 5 anni “e anche da disinvolte politiche commerciali dei nostri stessi fornitori, attraverso e-commerce, outlet, sample sale e family & friends che non seguono il principio dello “stesso mercato, stesse regole””. Per Felloni, infatti, è evidente il rischio di desertificazione commerciale che corre il nostro Paese: solo nell’ultimo anno il commercio al dettaglio del settore moda ha perso ogni giorno in Italia 18 negozi, un dato che desta ulteriori preoccupazioni vista la perdita media degli ultimi 5 anni di 13 negozi al giorno con 23.322 negozi in meno e oltre 35.000 posti di lavoro persi. “Se i consumi interni languono e i negozi chiudono, ci si deve chiedere quali imprenditori potranno effettuare nuovi ordinativi per la produzione Made in Italy e quali saranno le ricadute sull’intera filiera”.

“Per affrontare questa crisi – conclude Felloni – chiede un Patto etico di filiera con i fornitori e ha proposto misure concrete al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, come una detrazione d’imposta per l’acquisto di prodotti sostenibili e un’aliquota IVA agevolata, per il rilancio dei consumi di moda e una cedolare secca sugli affitti commerciali con riduzione concordata dei canoni, un contributo per lo smaltimento dei magazzini e detrazioni per l’innovazione e l’ammodernamento del retail, oltre a detrazioni per chi si insedia in negozi sfitti”.



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