Il ceo dell’ex popolare dell’Emilia che ha lanciato un’ops da 4 miliardi sull’istituto valtellinese: in Lombardia avremo il 14% del mercato
«Con la Popolare di Sondrio creeremo un istituto più forte, ancora più vicino ai territori, alle imprese e alle famiglie». Gianni Franco Papa è il ceo chiamato a fare il salto di qualità a Bper Banca, ultima a muoversi nel risiko creditizio con la sua ops da oltre 4 miliardi sulla popolare della Valtellina.
Partiamo dal piano industriale: come pensate di poter aumentare le commissioni e quindi crescere quando il margine di interesse flette?
«Nel 2024 i volumi di prestiti sono cresciuti del 2,2% rispetto a un mercato in diminuzione e nei primi 2 mesi dell’anno abbiamo già erogato oltre 2,3 miliardi di euro. Dall’annuncio del piano abbiamo avviato diverse iniziative posizionandoci nel credito come la banca di riferimento: puntiamo all’attività transazionale, che genera commissioni, e che si riverbera anche nella gestione delle ricchezze nel private banking, in forte crescita nel gruppo».
«È partito meglio di quanto ci aspettassimo. Vero, ci sono incertezze, i tassi sono in calo, ma c’è un rinnovato interesse delle famiglie per i mutui e nelle aziende stanno ripartendo gli investimenti. Il governo tedesco ha appena varato un piano di investimenti di oltre un triliardo, questo migliorerà la situazione economica della Germania e farà bene anche all’Italia. La situazione, tuttavia, va monitorata in quanto bisogna mantenere la qualità dell’attivo a livelli superlativi».
Veniamo all’ops: Pop Sondrio teme uno svuotamento con la fusione.
«Non spendiamo 4 miliardi per comprare una banca e svuotarla. Pop Sondrio è un candidato ideale con cui crescere insieme, per dar vita a un gruppo ancora più solido e forte in un mercato che si consolida e in cui solo le realtà più forti potranno competere. Condividiamo con Sondrio le radici di banca popolare, abbiamo entrambe un’attenzione particolare ai territori, aiutiamo famiglie e imprese e la nostra market
share dei mutui a individui — quasi doppia rispetto a quella nazionale — lo dimostra».
Basteranno 290 milioni di sinergie? Il goodwill sembra basso.
«Le sinergie non riguardano solo Pop Sondrio, ma la nuova entità che andrà a costituirsi: non siamo una banca che conquista, ma che accoglie. Nelle operazioni fatte finora, non abbiamo licenziato nessuno: le uscite sono sempre state fatte su base volontaria, con prepensionamenti o pensionamenti. Il management del gruppo Bper è composto quasi per metà da manager che arrivano da istituti acquisiti. Quanto fatto negli ultimi anni — Carife, Unipol Banca, le 600 filiali Ubi, Carige — lo dimostra. Crediamo nel nostro modello di business e che sia necessario avere banche più forti e resilienti. E mi lasci aggiungere una cosa…».
«Quando abbiamo calcolato le sinergie abbiamo controllato tutto quello che potrebbe essere toccato da sovrapposizioni fisiche di sportelli e non ci sono timori occupazionali. Al contrario ci sono opportunità per migliorare la tecnologia e la sicurezza e ampliare la gamma di prodotti e servizi offerta ai clienti della Pop Sondrio. Bper storicamente è stata capace di assorbire velocemente grandi banche, i colleghi entrati hanno apprezzato le nuove opportunità di carriera e di formazione. E i clienti — passati da 2 a 5 milioni — hanno riconosciuto il valore della nostra proposta. Acquisire una banca significa creare un istituto più forte, con una nuova identità che si relaziona con i territori considerando le loro specifiche caratteristiche».
E sui dipendenti? Cosa succederà con la corsa al digitale?
«Faremo 650 milioni di investimenti nei prossimi tre anni che replicano quelli del triennio precedente. Noi, per esempio, abbiamo bisogno di circa 300 persone per l’It, i colleghi di Sondrio che operano nel settore avranno una valorizzazione fortissima. Lì creeremo una direzione territoriale con facoltà creditizie e manterremo il marchio perché crediamo nel valore della relazione con il territorio. In Lombardia avremo insieme il 14% di market share, a Roma e nel Lazio raddoppieremo all’8%. Ai territori, come previsto dal nostro piano industriale, erogheremo nel triennio 20 milioni a favore di progetti sociali, culturali e sportivi».
Perché è sufficiente un’ops al 35%?
«Puntiamo al pieno consolidamento della banca, ma per trasparenza ci siamo riservati la possibilità di accettare un minimo di azioni pari al 35% più uno. Siamo fiduciosi del buon esito dell’operazione».
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