È online la classifica delle imprese altoatesine sulla base della loro sostenibilità. Intervista con il prof. Massimiliano Bonacchi, uno degli autori della ricerca.
Il successo aziendale è misurabile solo in termini di fatturato e profitto? Da Adam Smith fino a poco tempo fa tutti avrebbero risposto affermativamente. Non è più così. Oggigiorno si sono affermati ulteriori criteri di valutazione delle performance aziendali: sono gli “ESG” che misurano l’impatto ambientale, sociale e di governance di un’impresa. Per Massimiliano Bonacchi, professore di Accounting della Libera Università di Bolzano, possono spingere la competitività delle imprese altoatesine. Bonacchi, assieme al collega Luca Menicacci, docente della Facoltà di Economia, e il laureato di unibz Fabio Zanderigo Jona, ha creato una classifica delle TOP 100 sulla base della loro sostenibilità. Mercoledì 19 marzo 2025, il docente ha presentato la classifica e la metodologia utilizzata al terzo Forum “Economia e Sostenibilità” organizzato dal quotidiano Alto Adige. Di seguito, l’intervista con il prof. Massimiliano Bonacchi.
Prof. Bonacchi, la classifica che avete stilato e pubblicato, misura le aziende altoatesine sulla base della loro conformità a obiettivi diversi rispetto a quelli tradizionali. Qual è l’obiettivo?
L’idea che sta alla base del nostro progetto di ricerca è la volontà di promuovere una filosofia economica che interpreta il profitto come uno strumento per realizzare un progetto aziendale più ampio, che consideri anche le istanze dei portatori di interesse: dipendenti, i clienti, i fornitori e la comunità più in generale. Pensiamo infatti che le imprese abbiano interesse a rendere pubblici e disponibili, oltre ai dati finanziari, anche i dati ambientali come, ad esempio, le emissioni clima-alteranti, o quelli che illustrano l’impatto delle attività aziendali sulla comunità. Si tratta di informazioni che stanno diventando sempre più importanti a livello mondiale per imprese che vogliono essere in grado di innovare e competere. Ormai la performance di un’impresa non è più rappresentata solo da utili e fatturato ma anche dal suo impatto ambientale e sociale.
Ma non c’è il rischio che tutto ciò si traduca in un’ulteriore zavorra che impedisce alle imprese di dispiegare il loro potenziale?
Sì, se viene visto come un obbligo prettamente burocratico. No, se le imprese vogliono basare la loro strategia aziendale sulla sostenibilità che, così si trasforma in un vantaggio competitivo. Prendiamo l’esempio di un’azienda che produce cioccolato con nocciole di qualità. Avrà interesse a certificare che le sue nocciole sono italiane, che i suoi lavoratori sono trattati bene ecc. Ovviamente le aziende italiane e in misura maggiore quelle di un territorio vocato alla sostenibilità come l’Alto Adige hanno interesse a percorrere questa strada. Certo fare concorrenza alle imprese cinesi basandosi sulla compressione dei costi appare impossibile come strategia. Nel 21° secolo bisogna raccontare come si è sostenibili. Se come impresa lo sono e non lo spiego, non raccolgo tutti i vantaggi e, di conseguenza, il bilancio di sostenibilità si presenta solo come un costo. Spesso le imprese fanno fatica a dare un valore ai ritorni sugli investimenti in sostenibilità.
Le modifiche recentemente proposte dal pacchetto Omnibus UE ridisegnano gli obblighi di rendicontazione sostenibile per le imprese europee e le fissano per le imprese con oltre 1.000 dipendenti con ovvie ricadute per le imprese altoatesine. Non è una battuta d’arresto per un processo virtuoso che si era innescato?
Dipende dall’angolatura dalla quale si osserva questo sviluppo. Diciamo che rispetto alle imprese che avevamo considerato noi, le TOP100 per fatturato in Alto Adige, queste proposte implicheranno che solo un decimo delle imprese analizzate saranno obbligate al bilancio di sostenibilità. Ciò non vuol dire che non serva più. La freccia della bussola si è forse spostata, si è riposizionata, ma la direzione rimane la stessa. Dal punto di vista delle piccole imprese non cambierà nulla. Chi già raccoglieva dati per il bilancio, se ha lungimiranza, continuerà a farlo perché è il modo con cui mostrerà ai clienti e agli stakeholder quello che fa. La sostenibilità è un vantaggio competitivo. La normativa sulla rendicontazione di sostenibilità non è stata abrogata e di conseguenza anche i principi contabili per la sostenibilità sono ancora in vigore. Le imprese che volontariamente faranno il bilancio non finanziario saranno facilitate e potranno usare anche dei principi semplificati (cosiddetti VSME)
Quali sono i principali risultati emersi dall’analisi di sostenibilità delle prime 100 aziende altoatesine che avete effettuato?
Lo studio ha rilevato che tra il 2022 e il 2023 a fronte di un volume di affari sostanzialmente invariato le emissioni di CO2 stimate sono diminuite di circa l’8% in rapporto al fatturato, passando da circa 27 a circa 25 tonnellate per milione di euro di ricavi. Sul fronte sociale, il costo medio per dipendente è in aumento nel biennio analizzato (2022-2023). Un dato meno positivo riguarda la parità di genere nei consigli di amministrazione: sebbene in media vi siano progressi nella presenza femminile nei CdA (si passa dal 13% del 2022 al 15% nel 2023), quasi il 60% delle aziende analizzate ha CDA composti esclusivamente da uomini. Solo in sette aziende le donne sono in maggioranza. Inoltre, sul fronte certificazioni si osserva un incremento del numero di certificazioni totale in tutte le dimensioni della sostenibilità (ambientale, sociale e governance). Infine, sono state mappate le aziende che fra le top 100 hanno scelto di formalizzare la vocazione per la sostenibilità nell’oggetto sociale attraverso la forma della società benefit. Ad oggi solo Thun è società benefit anche se nella provincia ce ne sono molte altre fra le imprese di più piccola dimensione.
Come vi siete approcciati all’analisi delle emissioni per le imprese che non comunicano questo dato? Come l’avete calcolata?
I dati sulle emissioni di CO2 provengono dai bilanci di sostenibilità delle aziende (se disponibili) o sono stati stimati utilizzando il “Median Model” e il database S&P ESG. Questo metodo ha utilizzato il valore mediano delle emissioni rendicontate dalle aziende europee per ogni settore, ponderando i dati in base al numero di dipendenti e al fatturato. Occorre sottolineare che queste stime devono essere interpretate con cautela, poiché alcune aziende potrebbero avere un impatto ambientale inferiore rispetto alle stime grazie all’uso ad esempio di energie rinnovabili che sono molto frequenti nelle aziende del territorio.
Rispetto alla prima edizione quali sono le principali novità?
Abbiamo usato l’intelligenza artificiale per generare un giudizio complessivo per ogni impresa, basato sulle metriche che abbiamo raccolto il cui peso varia sulla base della Industry in cui l’impresa è inserita. L’AI ha creato uno score che si traduce in un rating che va da AAA a CCC, dove in modi simile alle agenzie di rating AAA indica risultati eccellenti e CCC è indice di una performance di sostenibilità non ancora soddisfacente. Per trasparenza renderemo comunque accessibile il prompt di chatGPT che abbiamo utilizzato in modo tale che possa essere replicato cambiando eventualmente i pesi e/o aggiornando le misure. Tutti questi dati saranno disponibili sul sito web https://top100esg.projects.unibz.it/it, online dal 19 marzo.
Quali saranno le prossime fasi del vostro lavoro?
Continueremo a monitorare e analizzare le performance delle aziende altoatesine, promuovendo la trasparenza e la comunicazione dei dati relativi all’impatto ambientale e sociale. Speriamo che questo studio stimoli un dibattito pubblico e politiche volte a riconoscere il valore aggiunto delle imprese sostenibili. Infine, vorremmo dare consapevolezza agli imprenditori che il non fornire il dato non significa non dare un’informazione, significa al contrario dare l’informazione che il dato richiesto non è disponibile. Gli interessati cercheranno di stimarlo sulla base di dati pubblici se disponibili oppure di dati medi. Ma i dati medi non sempre rispecchiano la realtà delle imprese del territorio.
Quest’intervista è apparsa sull’inserto dedicato alla sostenibilità del quotidiano Alto Adige del 20.03.2025.
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