Ex Ilva, i commissari approvano l’offerta azera per il rilancio


Il via libera dei commissari dell’ex Ilva al consorzio azero segna un passo cruciale per la ristrutturazione del gruppo, con implicazioni significative sul piano economico. Dopo l’approvazione preliminare, ora spetta al governo Meloni sancire definitivamente l’accordo, con il coinvolgimento del Ministero delle Imprese e di Palazzo Chigi. Il consorzio azero, che ha come attori principali il governo azero e Baku Steel, ha ottenuto l’esclusiva sulla seconda fase delle negoziazioni, che prevede la definizione della quota statale del 10% attraverso Invitalia.

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La partecipazione dello Stato

L’aspetto economico chiave riguarda la partecipazione dello Stato italiano, che sarà ridotta al 10% inizialmente, con una valutazione di 50 milioni di euro in capitale di rischio. L’Azerbaigian, tramite la sua compagnia energetica Socar, ha una forza finanziaria significativa derivante dalle sue risorse petrolifere e di gas, che conferisce al consorzio una solidità economica tale da rendere meno rilevante l’ingresso di capitali privati esterni. Un altro aspetto da valutare riguarda la partecipazione eventuale di Jindal Steel International, che potrebbe entrare con una quota minoritaria, ampliando la composizione finanziaria.

Riduzione della capacità produttiva

Sul piano industriale, il piano prevede una riduzione della capacità produttiva e dei posti di lavoro, con una produzione annua che scenderà da oltre 10 milioni di tonnellate a 6 milioni, principalmente a causa dei vincoli ambientali. Questo implica un forte ridimensionamento delle risorse rispetto alla gestione passata, ma si traduce in un’operazione più sostenibile, anche dal punto di vista finanziario. Tuttavia, la riduzione dei dipendenti comporta un ulteriore impegno economico legato agli accordi sindacali e alle compensazioni, con il governo che dovrà fare fronte alle implicazioni sociali e occupazionali.

L’intervento pubblico richiesto

Dal punto di vista del finanziamento, il consorzio azero ha richiesto un intervento pubblico italiano di circa mezzo miliardo di euro. Questo importo solleva interrogativi sulla sua natura: se si tratti di un prestito agevolato, di un sussidio diretto o di una partecipazione azionaria. La scelta di quale strumento utilizzare avrà un impatto diretto sul bilancio pubblico e sulla sostenibilità dell’operazione. Inoltre, la valutazione complessiva dell’investimento da 1,1 miliardi di euro implica una strategia di finanziamento da parte del governo italiano, che dovrà decidere se accettare le condizioni proposte, tenendo conto del rischio economico e delle potenziali implicazioni geopolitiche.



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