Sarà presenta giovedì alla Camera la mozione della deputata Pd Giovanna Iacono, contenente la richiesta di un impegno del governo per la previsione di una norma che contempli sgravi fiscali per le aziende delle aree interne che assumono giovani. Di seguito, il testo della mozione.
Premesso che:
in Italia, il combinato disposto dello spopolamento che colpisce sempre più gravemente le aree interne, le regioni del Sud e diverse zone del Centro-Nord, e dell’inverno demografico che si accanisce sulle stesse aree, sta determinando una criticità senza precedenti soprattutto in termini di coesione sociale;
l’articolo 3 della Costituzione stabilisce che «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
questo processo si manifesta anche attraverso un’emigrazione crescente di giovani e famiglie che lasciano i luoghi d’origine alla ricerca di migliori opportunità di studio ed occupazionali verso altre regioni o all’estero;
le conseguenze sono drammatiche:
il tessuto sociale e culturale si impoverisce, l’economia locale subisce un forte rallentamento e le aree colpite faticano a trattenere o attrarre nuove generazioni, alimentando un circolo vizioso che accresce il divario con le aree metropolitane più dinamiche;
in base ai dati Istat tra il 2010 e il 2020, nelle aree interne la popolazione residente ha visto un decremento medio del 10 per cento con punte del 20;
in Sicilia, uno studio del Centro studi Giuseppe Gatì ha evidenziato come quattro giovani su cinque ritengano di avere meno opportunità sull’isola rispetto ad altre regioni italiane o all’estero e solo il 7 per cento dei giovani della provincia di Agrigento intenda rimanere nel proprio territorio dopo la maturità;
fenomeni simili si osservano in regioni come la Basilicata, dove i comuni più piccoli hanno perso fino al 30 per cento della popolazione negli ultimi vent’anni, e in Valle d’Aosta, che registra un calo demografico del 12 per cento negli ultimi quindici anni;
il recente Rapporto Svimez di fine novembre 2024 ha riportato come negli ultimi 10 anni ben 200 mila laureati meridionali abbiano abbandonato le proprie regioni di appartenenza. Le stesso evidenzia anche un aumento delle disuguaglianze territoriali, con una concentrazione della crescita economica nelle aree urbane.
Questo trend richiede una risposta forte e integrata, che metta al centro gli investimenti infrastrutturali, il miglioramento dei servizi pubblici e la promozione di politiche giovanili capaci di generare fiducia e opportunità;
questi numeri raccontano storie di partenze, di abbandono del territorio, di comunità che perdono vitalità e servizi essenziali;
questo fenomeno è strettamente legato alla mancanza di infrastrutture adeguate, servizi essenziali e opportunità lavorative. Parallelamente, molte famiglie e giovani emigrano verso le città maggiori o l’estero in cerca di migliori condizioni di vita;
nel 2022 gli indicatori dei livelli essenziali di assistenza hanno confermato un divario tra Nord e Sud, con Calabria, Sicilia e Campania in difficoltà. Tra il 2020 e il 2023 i tempi di accesso ai nuovi farmaci nel Sud hanno raggiunto anche un anno, rispetto ai 20 giorni del Nord. Nel 2023 oltre un milione di italiani, soprattutto dal Sud, si sono spostati per cure mediche, con un aumento del 25 per cento della migrazione sanitaria;
i dati elaborati di recente dalla Fondazione Gimbe confermano il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso le regioni del Nord e questi numeri certificano che la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una necessità imposta dalle profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi sanitari regionali;
la difficoltà da parte delle amministrazioni locali di dare vita a politiche pubbliche concrete rivolte ai giovani in mancanza di strumenti finanziari adeguati e interventi importanti da tutti i livelli di Governo, in Sicilia ha portato alla costituzione internamente ad Anci Sicilia di una commissione speciale sulle politiche giovanili che riunisce circa cento amministratori, che chiedono con forza un impegno sostanziale;
nella prima conferenza regionale sulle politiche giovanili promossa dalla stessa commissione insieme ad Anci Giovani Sicilia, il documento programmatico che ne è uscito ha sottolineato l’urgenza di affrontare questa «emergenza invisibile» con la necessità di uno studio del ruolo specifico di ogni livello di governo per invertire la tendenza, di interventi legislativi e finanziari atti alla creazione di politiche giovanili attive, incentivi per il ritorno e un piano strategico per il coinvolgimento dei giovani nella vita amministrativa e sociale delle comunità;
la crisi ambientale e al suo interno la crisi idrica ha impattato negativamente, anche a causa dell’arretratezza delle infrastrutture, i settori economici legati all’agricoltura, all’allevamento ed alle strutture ricettive favorendo il depauperamento delle zone colpite;
il Presidente della Repubblica ha recentemente affermato che «l’unità del Paese trova oggi nelle aree interne e montane, delle isole minori, dei borghi resi periferie, un aspetto di fragilità, per la rarefazione dei servizi, lo smantellamento di infrastrutture realizzate con sacrificio in passato, come le linee ferroviarie definite “minori”, con danno ulteriore, un tema, questo, non eludibile da chi ne ha la responsabilità.» e che «La Repubblica non può abbandonare territori e popolazioni così essenziali alla propria integrità e identità.»;
la lotta allo spopolamento e il diritto a restare devono diventare una priorità per il Governo e per le istituzioni locali. Solo un’azione concertata e multidimensionale potrà invertire la tendenza, promuovendo una crescita inclusiva e sostenibile per tutte le comunità;
a supporto di questo impegno, è stato recentemente istituito l’intergruppo parlamentare «Per il diritto a restare», che si propone di coordinare iniziative e progetti volti a contrastare lo spopolamento e a promuovere uno sviluppo equilibrato e inclusivo per le aree più fragili del Paese;
frenare questa emorragia di energie è indispensabile per consentire a ciascuno di potersi realizzare nel proprio luogo di origine senza dover essere costretti ad abbandonarli per necessità ma solo per scelta,
impegna il Governo:
1) ad istituire un «Osservatorio nazionale per il diritto a restare» presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con il compito di monitorare il fenomeno dello spopolamento, analizzarne le cause e valutarne gli effetti sulle comunità locali, guardando allo stato attuale delle politiche del lavoro rivolte ai giovani e a tutte le eccezioni che vengono sollevate a motivazione della mancanza di opportunità per i giovani del Sud, di collaborare con istituzioni locali, università e associazioni per proporre politiche concrete che incentivino la permanenza nei territori d’origine, sviluppando progetti che favoriscano la sostenibilità, l’imprenditoria giovanile e l’innovazione;
2) a lavorare ad un concreto piano giovani che, definite le azioni e obiettivi necessari a invertire la tendenza, coinvolga tutti gli attori necessari, da quelli pubblici di tutti i livelli di Governo (fino alle amministrazioni locali) ad enti, università, associazioni di categoria e stakeholders vari, perseguendo, tra le varie azioni, quelle che seguono;
3) ad adottare iniziative normative volte a introdurre sgravi fiscali e incentivi per le imprese che assumono giovani laureati, in particolare nei settori chiave per lo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne;
4) a destinare più risorse nei trasferimenti, finalizzate alla possibilità di sbloccare i bandi per effettuare nuovi concorsi, nell’impossibilità attuale per gli enti locali di assumere nuovo personale, cosa che priva sempre più i comuni di funzionari in grado di gestire efficacemente i servizi dell’ente;
5) a rilanciare le politiche di sostegno per le aree interne e montane, che dispongono di un patrimonio naturale, culturale e paesaggistico unico e spesso sottoutilizzato, che va protetto e valorizzato per generare nuove opportunità di sviluppo sostenibile, incentivando il turismo ecologico, la creazione di posti di lavoro e il rafforzamento del tessuto sociale;
6) a promuovere politiche mirate ed efficaci che valorizzino le potenzialità di queste aree e rendano il diritto a restare una scelta concreta e sostenibile;
7) a incrementare gli investimenti in sanità, istruzione e trasporti per garantire l’accesso ai servizi essenziali, favorendo la realizzazione di infrastrutture moderne e sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale;
8) a promuovere il recupero di aree ed edifici inutilizzati per sviluppare soluzioni abitative innovative per i giovani, ottimizzare la gestione dei fondi europei a favore della coesione territoriale e della valorizzazione del patrimonio locale, e incentivare la creazione di comunità energetiche rinnovabili per ridurre i costi e stimolare l’occupazione nella transizione ecologica;
9) a sostenere lo sviluppo di poli di innovazione e a promuovere programmi di formazione continua nei settori dell’energia rinnovabile, della tecnologia e del turismo digitale mettendo in rete imprese, strutture di supporto alle imprese, università e centri di ricerca;
10) a favorire lo sviluppo dei network tra università e imprese attraverso la realizzazione di specifici programmi volti a favorire l’accesso al mondo del lavoro anche attraverso le Fondazioni Its;
11) ad adottare iniziative volte ad avviare entro 90 giorni dalla approvazione del presente atto di indirizzo una specifica campagna nazionale di sensibilizzazione sul «diritto a restare», coinvolgendo istituzioni, istituti scolastici, cittadini e associazioni per elaborare politiche pubbliche finalizzate a questo obiettivo;
12) a valorizzare esperienze, «buone pratiche» e testimonianze di chi restando ha realizzato importanti realtà economiche e sociali che rendono concreta la possibilità di declinare il diritto a restare;
13) ad adottare iniziative volte a potenziare i meccanismi di sostegno all’imprenditorialità locale, attraverso incentivi per cooperative di comunità, start-up innovative e imprese che operano nei settori chiave per la valorizzazione delle aree interne, come agricoltura sostenibile, turismo ecologico e transizione energetica;
14) ad adottare iniziative normative volte a prevedere la presentazione con cadenza annuale di una relazione al Parlamento, alla luce delle interlocuzioni con «l’Osservatorio nazionale per il diritto a restare», per verificare i risultati delle politiche pubbliche adottate ai vari livelli istituzionali rispetto alle dinamiche demografiche e di servizi che interessano le aree interne”.
I sottoscrittori della mozione: Iacono, Braga, Provenzano, Sarracino, Barbagallo, Marino, Ghio, Cuperlo, Toni Ricciardi, Ferrari, Porta, Boldrini, Fornaro, Manzi, Malavasi, Di Biase, Lai, Forattini, Girelli, Vaccari,
Amendola, Bakkali, Fassino, Stefanazzi, De Luca, Pandolfo, D’Alfonso, Ubaldo Pagano,
Scotto, Lacarra, Ciani, Bonafè, Simiani, Gianassi, Carè, Serracchiani, Merola, Morassut.
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