«L’economia green fa risparmiare le imprese»


Al via ieri, a Imola, Fib3r, il primo impianto di riciclo della fibra di carbonio su scala industriale in Italia e in Europa, realizzato da Hera. L’investimento della multiutility guidata da Orazio Iacono vale 10 milioni, di cui 2,2 dal Pnrr. La fibra di carbonio è strategica per settori industriali come automotive, aerospazio, navale e tessile. Si trova ad esempio nella fusoliera e nello stabilizzatore orizzontale di grandi aerei civili o nella scocca ergonomica delle auto da corsa. 

E rigenerare (per ora le sole fibre corte, preziose, ma meno usate rispetto alle fibre lunghe, con una produzione prevista nell’impianto di 160 tonnellate su 320 tonnellate di scarti aziendali lavorabili ogni dodici mesi) vuol dire ridurre del 75% le emissioni di anidride carbonica. Ma anche evitare di comprare il materiale vergine dall’Asia, visto che in Italia non si produce. In questo modo si possono far risparmiare alle imprese anche centinaia di migliaia di euro l’anno, in primis tramite l’abbattimento dei costi di smaltimento degli scarti e di trasporto della fibra nuova. Creando un vantaggio competitivo importante per l’industria made in Italy.

La fibra di carbonio vergine, infatti, oggi costa dai 25 ai 50 euro al chilogrammo, a cui si aggiungono i costi di trasporto dall’Asia e quelli per smaltire i rifiuti degli scarti del materiale già usato. Leonardo ha già avviato da qualche mese una collaborazione sperimentale con Hera e il suo impianto di Imola. E ora, entro la fine dell’anno, verrà aperta una seconda linea produttiva per rifornire aziende come Ferrari, Lamborghini e Pagani. «Questo impianto – spiega Iacono – è un esempio concreto di come l’economia circolare faccia risparmiare le imprese mentre aiuta l’ambiente, in linea con la normativa Ue».

L’impianto Fib3r di Imola

Quello della fibra di carbonio, ha aggiunto, «è un mercato da costruire, ma con grandi potenzialità, che pensiamo possa crescere molto a partire da questo impianto, puntando anche a settori come il building e migliorando nel navale. Le aziende troveranno sempre di più benefici dal riciclo degli scarti e impieghi per la fibra corta di carbonio, non solo in Italia». Non a caso nei prossimi mesi si lavorerà a partnership di consulenza con gli Stati Uniti e aziende tedesche come Porsche e Volkswagen verranno in visita nella struttura.

La nascita della Circular Valley

L’impianto si trova nel cuore della cosiddetta “Motor Valley”, il distretto industriale e culturale noto a livello mondiale per essere il luogo dove sono nate ed hanno tuttora sede alcune delle industrie automobilistiche e motociclistiche più importanti del mondo. Ora Hera e le altre società del territorio puntano a trasformarlo anche in una “Circular Valley” sempre più attrattiva. Anche perché, secondo un recente report di Cassa depositi e prestiti, negli ultimi anni le aziende con l’economia circolare hanno già risparmiato oltre 16 miliardi, che potrebbero salire a 115 entro il 2030.

Si tratta, per Iacono, di «un ulteriore tassello che si aggiunge agli oltre 100 impianti che fa di Hera una grande, moderna piattaforma impiantistica con la quale siamo sempre più interessati a sviluppare nuove soluzioni di economia circolare per l’industria italiana». Il ceo di Hera ha anche spiegato che «questa tecnologia unisce la competitività alla sostenibilità ambientale, che per noi significa sostenibilità concreta, pragmatica, disegnata in maniera giusta, equilibrata e che sempre più rappresenta un fattore di competitività e di sicurezza energetica per la nostra industria, l’industria di questo paese che ha ahimè poche materie prime».

Orazio Iacono, ad di Hera

L’impianto è nato dalle esigenze rappresentate dal mercato «semplicemente ascoltando un nostro cliente che un bel giorno ci ha chiesto ‘Ma voi riciclate fibra di carbonio?’», ha riferito Iacono a margine della presentazione del nuovo impianto. «Abbiamo cominciato a metterci in contatto con l’Università di Bologna, poi Politecnico di Milano, poi i nostri partner tecnologici», ha chiarito l’ad di Hera. 

Come funziona l’impianto

La fibra rigenerata da Fib3r in circa due ore di processo mantiene inalterate le caratteristiche di leggerezza ed elevata resistenza della fibra vergine. Garantisce quindi di ottenere, attraverso un procedimento di pirogassificazione, un prodotto in uscita rigenerato, pronto per essere riutilizzato, ritessuto e/o impregnato, per impieghi altamente performanti a cui questo tipo di materiale è destinato. La resina decomposta in forma gassosa viene infatti riutilizzata per generare parte dell’energia necessaria al processo, massimizzando il recupero energetico.

Le polveri rimaste nelle fibre vengono aspirate e inviate al sistema di abbattimento. Il risultato, dopo il trattamento, è la migliore fibra di carbonio ad alta purezza, con tutte le caratteristiche meccaniche intatte e pronta per essere ritessuta e impregnata per tutti gli usi tipici della fibra vergine. I settori industriali interessati a questa eccellenza sono sempre di più e vanno dall’automotive all’aerospaziale, dalla nautica all’arredo, fino al tessile e alla moda.

Strisce di fibra di carbonio rigenerata

L’impianto di Imola è stato messo a punto dalla controllata Herambiente, primo operatore nazionale nel recupero e trattamento dei rifiuti, che da tre anni aveva iniziato a sperimentare il processo di recupero delle fibre di carbonio, in collaborazione con il dipartimento di chimica industriale dell’Università di Bologna e con il partner Curti costruzioni meccaniche, azienda del ravennate leader nella produzione di macchine automatiche per applicazioni industriali. La struttura rientra negli investimenti per 2,8 miliardi previsti entro il 2038 dalla multiutility. 

Secondo Raffaella Luglini, chief sustainability officer di Leonardo, intervenuta all’inaugurazione dell’impianto, «quanto ci è stato proposto da Hera è perfettamente coerente con la nostra strategia, che è quella di utilizzare e riutilizzare delle materie prime critiche, che hanno un grosso valore anche in termini di approvvigionamento, considerando la sostenibilità principalmente una questione di business». Secondo la dirigente della società impegnata nel settore della difesa, «questo processo potrà essere riutilizzato e applicato anche ad altre materie prime critiche del nostro processo come Leonardo, quali l’alluminio e il titanio». Solo Leonardo produce ogni anno circa 600 tonnellate di scarti che potrebbero essere lavorati per rigenerare le fibre di carbonio.

L’evento

L’inaugurazione di ieri mattina dell’impianto Fib3r, che si trova in via Casalegno all’interno della sede imolese di Hera, è stata poi l’occasione per promuovere un confronto sul futuro della fibra di carbonio, tra innovazione e sostenibilità. Dopo i saluti istituzionali di Marco Panieri, Sindaco di Imola, e di Irene Priolo, assessora all’Ambiente, programmazione territoriale, mobilità e trasporti, infrastrutture della Regione Emilia-Romagna, ha aperto i lavori l’amministratore delegato di Herambiente, Andrea Ramonda.

L’inaugurazione di Fib3r

Presenti anche: Davide Abate, chief technologies and infrastructures officer di Ferrari; Roberto Frassine, presidente di Assocompositi; Loris Giorgini, direttore dipartimento chimica industriale dell’Università di Bologna; Horacio Pagani, fondatore di Pagani Automobili; Andrea Rangone, professore di entrepreneurship and digital business innovation del Politecnico di Milano; Ferruccio Resta, presidente della Fondazione Bruno Kessler Fbk. Tra le proposte lanciate quella di un Codice europeo unico dei rifiuti composti.

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