Analizzare lo stato dell’arte dell’utilizzo dei fondi strutturali nella ricerca “La gestione dei fondi europei in Italia: asset strategico per il volàno della nostra società”, è stato un esercizio possibile grazie all’elaborazione di oltre 1 milione di dati provenienti da diverse fonti ufficiali. L’Eurispes si è trovato dunque di fronte ad una mole di dati eterogenei che rispecchia la complessità nel valutare l’efficacia e l’impatto delle politiche di coesione e sviluppo rurale a livello nazionale ed europeo. Abbiamo potuto costruire uno strumento a disposizione degli studiosi, delle Istituzioni e del mondo delle imprese, che rappresenta una finestra sull’andamento dell’impiego dei fondi strutturali; e lo è anche in chiave comparativa dal momento che permette un’analisi a livello europeo. Ci si è molto concentrati in questi ultimi anni sui fondi erogati nell’àmbito del PNRR, relegando ad un ruolo marginale – soprattutto a livello comunicativo – l’impiego dei fondi strutturali dal quale dipende l’effettiva capacità di avviare una fase di crescita e modernizzazione del nostro Paese.
Circa 5 miliardi di euro di fondi europei sono stati oggetto di ridefinizione o restituzione per ritardi o inefficienze
Sono due le riflessioni emerse nel corso della realizzazione del Rapporto, candidate ad essere oggetto di condivisione e discussione. La prima riguarda un dato riportato dalla nostra Corte dei Conti nel suo ultimo Rapporto, che ci segnala come l’Italia abbia una delle percentuali tra le più basse in Europa dal punto di vista dell’utilizzo dei fondi. Altre nazioni, come la Polonia e la Spagna, nello stesso periodo hanno raggiunto una capacità di spesa rispettivamente del 72% e del 65% dei fondi messi a disposizione. Questa lentezza, naturalmente, non solo impedisce di sfruttare appieno le opportunità offerte dai fondi europei, ma espone il Paese al rischio di dover dare indietro le risorse non utilizzate, e non c’è nulla di peggio che doversi preoccupare di doverle restituire, perché non spese. Stiamo parlando, secondo i calcoli della Corte dei Conti, nel ciclo 2014-2020 di circa 5 miliardi di euro, che sono stati oggetto di ridefinizione o restituzione a causa di ritardi e inefficienze, e su questo bisogna lavorare. La mia sensazione è che questo Paese non abbia ancora maturato un adeguato grado di cultura burocratica e amministrativa, con una eccessiva tendenza a liberarsi dalle incombenze delegandole ad altri. D’altra parte, è vero anche che gli utilizzatori e i destinatari possibili dei fondi e delle risorse si trovano di fronte ad una notevole complessità burocratica e amministrativa, per la quale andrebbero assunti dei tecnici che si occupino solo dei rapporti con l’Unione europea – perché è tutto estremamente complicato.
Se pubblico e privato non imparano a collaborare nella gestione dei fondi europei, non andremo da nessuna parte
Poi c’è un altro tema che forse abbiamo sottovalutato, ed è l’arrivo del PNRR. L’arrivo del PNRR ha messo in ombra tutto il resto dei possibili finanziamenti; il Paese ha preferito di gran lunga usare i fondi del PNRR trascurando di utilizzare quei fondi che c’erano magari da qualche anno prima del PNRR ed erano assolutamente disponibili. Noi lo abbiamo segnalato, anche in altri momenti, in altri periodi e con altre ricerche: crediamo che una delle possibili soluzioni per superare questo gap che danneggia complessivamente il Paese sia la scoperta o la riscoperta di quelli che noi abbiamo definito i “PPP”, ovvero il partenariato pubblico-privato. Se pubblico e privato non imparano a collaborare insieme, a gestire insieme i processi e a usufruire dei vantaggi che questa gestione può produrre, non andremo da nessuna parte. Invece, si continua a pensare che il pubblico sia il nemico, che il privato in molte occasioni sia il bene. Così pubblico e privato non riescono a fare squadra, e se si marcia divisi non si va da nessuna parte. Anche se sta ritornando di moda l’idea, o la nuova teoria, di “marciare divisi e colpire uniti”: io dico, invece, che marciando divisi si rimane divisi.
*Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes.
Leggi anche
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link