Lieve aumento dell’occupazione in Sardegna, ma quasi tutti i contratti sono precari e part time


Lieve crescita dell’occupazione anche in Sardegna, ma si tratta di contratti di lavoro part-time e a tempo determinato. Aumentano quindi la precarietà e la povertà, così come gli infortuni sul lavoro e lo spopolamento.

Stamane, Cgil Cisl e Uil, hanno fatto a Cagliari il quadro della situazione del mercato del lavoro nell’isola. I dati illustrati dai tre sindacati sono relativi al 2024. Emerge un importante divario territoriale, generazionale e di genere. A soffrire di più è la provincia del Sud Sardegna e, per quanto riguarda la fascia di popolazione, le donne e i giovani. In questa parte di territorio isolano l’occupazione è ferma al 52,5%, di molto inferiore alla media regionale. Di questa percentuale, solo l’8,57% sono lavori regolati da contratti stabili. Il restante è precario. Sempre nella provincia del Sud Sardegna, le donne che hanno un contratto a tempo indeterminato sono solo il 6,22% contro il 10,3% degli uomini. Il divario di genere riguarda anche il tasso occupazionale: quello femminile è inferiore a quello maschile di circa 14 punti percentuali. Non va certo meglio per i giovani. La fascia d’età presa in considerazione è quella che va dai 15 ai 24 anni: il tasso di occupazione è del 17,9%, di molto inferiore alla media nazionale.

Va un po’ meglio nell’area metropolitana di Cagliari, dove l’occupazione aumenta del 3,4% rispetto al 2023, attestandosi al 61,7%. Ma anche qui, per la maggior parte dei casi si tratta di contratti part time e precari. Le donne che lavorano nell’area di Cagliari sono 10% in meno degli uomini. Il Cagliaritano può sorridere almeno per quanto riguarda l’occupazione giovanile, che si attesta al 20,4%, in linea con la media nazionale.

In Sardegna il tasso di disoccupazione tra i più giovani è di 10 punti percentuali più alto rispetto a quello totale.

Gli infortuni sul lavoro nell’Isola – perlomeno quelli denunciati – l’anno scorso sono stati 11.251, in lieve crescita rispetto all’anno precedente. Nota ancora più triste: l’anno scorso sono aumentati i morti sul lavoro: 28 contro i 23 del 2023. Nell’ultimo biennio non si è mai fermata la povertà assoluta, che riguarda l’8,4% delle famiglie sarde. La popolazione attiva, cioè in grado di lavorare, è scesa da 1.000.179 a 990.754 unità solo tra il 2023 e il 2024.

I sindacati lanciano l’allarme e propongono un “patto per il lavoro e la sostenibilità”. «Serve fare rete», ha detto Simona Fanzecco, segretaria territoriale Cgil, «coinvolgendo le imprese e le istituzioni». Per Andrea Lai, segretario regionale Uil, «occorre invertire la rotta una volta per tutte in particolare nel Sulcis, in grave crisi economico-sociale». Giuseppe Atzori, segretario territoriale Cisl, ha detto che «bisogna fare seri investimenti e garantire occupazione di qualità, in grado di far rimanere in Sardegna i più giovani».

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