CIA-AGRICOLTORI, CONTRIBUTI PAC IN BASILICATA IN MEDIA 3.770 EURO AD AZIENDA


In Basilicata nel 2023 – il primo anno del quinquennio Pac in corso – le aziende agricole hanno ricevuto in media 3.770 euro di contributi Pac contro i 7.810 euro ad azienda della Lombardia, i 6.620 euro del Piemonte, i 6.320 euro della Sardegna.

Secondo i dati dell’Agea le aziende con oltre 100 ettari rappresentavano il 2% delle imprese agricole italiane che hanno fatto domanda e hanno ricevuto il 23% dei fondi Ue a disposizione. Al contrario, le aziende con un’estensione inferiore ai 10 ettari rappresentano il 69% delle imprese agricole italiane ma hanno ricevuto solo il 23% dei finanziamenti comunitari.

Di qui la proposta della Cia-Agricoltori: «occorre introdurre un tetto massimo ai contributi per le aziende di grandi dimensioni, per evitare la concentrazione delle risorse su pochi beneficiari». Il presidente della Cia Agricoltori, Cristiano Fini, in vista della definizione della nuova Pac  prevista per  i primi di aprile, domani in occasione della decima Conferenza economica illustrerà la proposta.

«Così come è stata strutturata per il quinquennio 2023- 2027 – dice Fini – la Politica agricola comune risulta squilibrata perché la stragrande maggioranza delle risorse va a poche grandi aziende, che sono anche quelle più in grado di investire da sole, senza bisogno del contributo finanziario della Ue».

Uno dei principali problemi della Pac, sostiene dunque la Cia, è il sistema di pagamento per ettaro, che avvantaggia in maniera sproporzionata le aziende più grandi. Questo significa che chi dispone di  superfici enormi e capacità di investimento elevate riesce a ottenere milioni di euro, mentre la maggior parte delle aziende di piccole e medie dimensioni riceve contributi molto più bassi, spesso insufficienti a garantire la sostenibilità economica.

Una distribuzione più equa dei fondi diventa perciò necessaria non solo in base alla dimensione delle aziende, ma anche in base alla loro collocazione: «Le aree interne, che sono le più fragili del Paese, devono ricevere di più – dice Fini – parlo di fondi aggiuntivi, non vogliamo togliere alle aree di pianura per dare a quelle di montagna: per esempio, le risorse extra per le aree interne potrebbero essere trovate nei fondi di coesione».

Altro tema per la nuova Pac riguarda la distinzione tra chi vive di agricoltura e chi investe in agricoltura: «Le risorse da dare a chi trae dai campi la totalità del proprio reddito, e non a chi fa della campagna la propria attività secondaria o di hobby». Parliamo di multinazionali così come di singoli professionisti, che nella vita principalmente fanno altro: «È un fenomeno più diffuso di quanto non si pensi», sostiene Fini.





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