Aviaria, cani e gatti a rischio. Le raccomandazioni dell’ISS


Gli esperti sottolineano che non ci sono stati casi noti di trasmissione da gatto a essere umano durante l’attuale epidemia di H5N1

Daniele Particelli

L’influenza aviaria continua a far paura, negli Stati Uniti, in Canada e non solo. Gli esperti hanno già messo in guardia a più riprese dal rischio del salto di specie del virus e i primi casi registrati di contagio di animali domestici, a cominciare dai gatti, non fanno altro che avvicinare il virus all’uomo. Come tutelare i nostri animali domestici e noi stessi di fronte a questo rischio?

Aviaria, cani e gatti a rischio?

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Gli esperti dell’Associazione dei Medici Veterinari degli Stati Uniti hanno sottolineato in questi giorni che a oggi, nonostante le infezioni accertate in gatti domestici, dal Canada all’Italia con un caso registrato a Bologna, “non ci sono stati casi noti di trasmissione da gatto a essere umano durante l’attuale epidemia di H5N1”. Questo non significa, però, che non accadrà. Mauro Pistello, direttore dell’Unità di Virologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, ha sottolineato questo rischio all’Adnkronos Salute: “È un segnale chiaro che il virus si sta lentamente avvicinando a noi dopo qualche anno che lavorava sotto traccia, infettando altri mammiferi”.

L’Istituto Superiore di Sanità afferma che ad oggi “non si può escludere un rischio di possibile infezione, se pur considerato basso, per gatti o cani, se, per esempio, vivono a contatto con uccelli infetti” e con l’occasione fornisce alcune indicazioni per ridurre al minimo questo rischio:

  • evitare, per quanto possibile, il contatto con uccelli selvatici, in vita o deceduti, soprattutto in aree in cui è stata riscontrata la presenza di virus aviari
  • evitare di alimentare gli animali domestici con carne cruda o altri prodotti provenienti da allevamenti non controllati durante i periodi di circolazione virale

Il caso di aviaria in un gatto a Bologna

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Il caso di influenza aviaria riscontrato in un gatto a Valsamoggia, in provincia di Bologna, può essere considerato una conferma delle indicazioni dell’ISS. Il felino, lo ha sottolineato una nota della regione Emilia-Romagna, viveva a stretto contatto con il pollame di un piccolo allevamento familiare in cui era già stata individuata l’infezione aviaria che aveva comportato, come previsto dalla normativa, la soppressione di tutto il pollame presente.





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