La traiettoria tracciata da Agostino Scornajenchi, sin dal suo arrivo alla guida di Cdp Venture Capital nell’ottobre del 2023, ha portato a un deciso cambio di direzione, con una maggiore selettività negli investimenti e una forte accelerazione nelle capacità operative. Questo approccio è stato definito in collaborazione con tutti gli stakeholder di riferimento e le istituzioni, segnando una nuova fase per la Sgr partecipata al 70% da Cdp Equity e al 30% da Invitalia.
Gli obiettivi
A un anno dal lancio del piano industriale 2024-2028, che prevedeva l’obiettivo di gestire 8 miliardi di euro, l’amministratore delegato fa il primo bilancio del suo mandato. “Riguardo a quel target – spiega al Sole 24 Ore – oggi siamo a circa 5 miliardi di risorse gestite e, sul fronte degli investimenti, abbiamo notevolmente accelerato”.
I dati del 2024
I dati del 2024, che saranno formalmente approvati nelle prossime settimane, confermano questo trend positivo. Il Ceo anticipa alcune novità, sottolineando che la società si muove seguendo due principali linee di investimento. “La Sgr si articola su due filoni. Il primo è l’investimento diretto nelle startup, diventando azionisti delle aziende. Il secondo riguarda gli investimenti in altre Sgr che, a loro volta, supportano le startup. Sebbene questo possa sembrare controintuitivo, poiché questi soggetti sono teoricamente nostri concorrenti, noi siamo il soggetto pubblico abilitato alla creazione di questo ecosistema”.
L’importanza del venture capital
Secondo Scornajenchi, non bisogna limitarsi alla missione originaria, ma abbracciare una visione più ampia, come accaduto in altri Paesi dove il venture capital è diventato un motore di crescita per le imprese. “Il venture capital deve diventare una fabbrica di imprese che prende le aziende, le fa crescere e poi le inserisce nell’ecosistema imprenditoriale. Un obiettivo che stiamo perseguendo con determinazione e che ci ha portato a dialogare attivamente con grandi aziende e associazioni di imprenditori”.
Attrarre capitali privati
Questo approccio mira a attrarre capitali privati, a partire dal risparmio nazionale, rappresentato da casse previdenziali e fondi pensione, che oggi sono investiti solo in minima parte nell’economia reale e, in modo marginale, nel venture capital, a differenza di quanto avviene in altri Paesi. Come sottolineato dallo stesso governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, un piccolo investimento di questi patrimoni nel venture capital potrebbe generare enormi risorse per il settore.
I pilastri del piano industriale
Da questa spinta, Cdp Venture Capital intende trarre il massimo, puntando su tre pilastri principali nel piano industriale, che partono da una semplificazione dei settori su cui concentrarsi. “Il nostro focus – spiega Scornajenchi – è sui settori altamente strategici ma con bassa maturità, dove il capitale pubblico può fare la differenza. Abbiamo ridotto da dieci a sette i settori su cui concentrarci, come agrifoodtech, spazio, tecnologie pulite e intelligenza artificiale (AI), un ambito su cui investiremo un miliardo di euro”.
Intelligenza artificiale
Scornajenchi ha idee molto precise sull’intelligenza artificiale, considerandola un acceleratore verticale per l’industria che può dare risultati superiori in Italia rispetto ad altri Paesi. “Vogliamo enfatizzare il ruolo dell’Ai come nostra priorità, con la convinzione che possiamo essere un passo avanti rispetto agli altri”.
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