Terzo settore, via libera Ue all’attesa riforma fiscale: soddisfatti governo ed enti


di
Giulio Sensi

L’ok della Commissione Europea sulle norme fiscali chiude una fase di incertezza e garantisce stabilità agli Ets. Calderone:«Questo risultato rappresenta una svolta decisiva e permette finalmente di dare certezze e stabilità agli Ets»

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Era una decisione attesa da tempo e finalmente è arrivata: la Commissione Europea ha dato il via libera alle norme fiscali in favore del Terzo settore, dando definitiva attuazione alla riforma. Il regime fiscale entrerà in vigore in Italia fra meno di un anno, il 1° gennaio 2026. E le agevolazioni fiscali al Terzo settore non saranno aiuti di Stato. L’annuncio è giunto dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone che assieme al viceministro Maria Teresa Bellucci ha commentato il via libera. «Un traguardo atteso da anni – ha commentato Calderone -, frutto di un lungo e intenso lavoro di questo Governo e di un costante confronto tra il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Bruxelles. Questo risultato rappresenta una svolta decisiva, ci permette finalmente di dare certezze e stabilità agli Ets e piena attuazione al Codice del Terzo settore e per questo motivo ci tengo a ringraziare il viceministro Bellucci». La quale ha sottolineato come sia «un regime fiscale ad hoc che prevede, tra le altre cose, la defiscalizzazione degli utili destinati allo svolgimento dell’attività statutaria o all’incremento del patrimonio». 

«Inoltre – ha aggiunti Bellucci – saranno introdotti specifici incentivi per gli investitori, ampliando le opportunità di finanziamento per gli Enti del Terzo settore. Tra le novità più significative ricordo l’introduzione di nuovi strumenti di finanza sociale, come i titoli di solidarietà, che garantiranno agli investitori il medesimo trattamento fiscale riservato ai titoli di Stato, con l’applicazione dell’aliquota del 12,5%». Sempre secondo Bellucci «la Commissione Europea quindi, stante le caratteristiche e unicità del Terzo settore italiano e quanto rappresentato ampiamente dal nostro Governo, constata che le agevolazioni fiscali degli Ets non si configurano come aiuti di Stato, poiché perseguono attività di interesse generale con finalità di pubblica utilità. Questo non solo rafforza il ruolo del Terzo settore, ma è anche un chiaro riconoscimento dell’inestimabile valore del lavoro di questi enti, milioni di donne e uomini che animano il mondo della solidarietà sociale in Italia». 




















































Soddisfazione anche da parte del Forum nazionale del terzo settore. «Il via libera della Commissione europea al pacchetto fiscale per il Terzo settore, che apprendiamo dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, chiude finalmente la lunga fase di incertezza vissuta dagli Ets, che aspettavano la conclusione del percorso di riforma iniziato nel 2016 – ha commentato la portavoce Vanessa Pallucchi -. Ora, finalmente, migliaia di enti potranno valutare nell’ambito del nuovo assetto fiscale quale qualifica assumere e potranno operare all’interno di un quadro normativo ormai completo. Probabilmente si renderà necessaria un’azione interpretativa delle nuove norme da parte dell’amministrazione finanziaria. Stiamo ora andando in direzione della sostenibilità dell’azione del Terzo settore e di una migliore programmazione delle attività a beneficio della collettività».

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Soddisfazione anche da Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione nazionale che riunisce i 49 Centri di servizio per il volontariato italiani (Csv). «Come sistema dei Csv – ha dichiarato  Tommasini – esprimiamo profonda soddisfazione per l’approvazione delle norme fiscali del Codice del Terzo settore da parte della Commissione Europea. Questo risultato è il frutto di un impegno condiviso con costanza tra Governo, a cui va il nostro sentito ringraziamento, istituzioni, volontariato e Terzo settore che hanno permesso di garantire anche un ambiente normativo più certo e favorevole per gli enti che operano quotidianamente al servizio delle nostre comunità. Con un quadro fiscale finalmente definito, gli Ets potranno pianificare con maggiore efficacia le proprie attività, continuando a contribuire in maniera determinante al bene comune e ai bisogni della collettività nel nostro Paese».

Apprezzamento anche da parte del presidente di Uneba Lombardia, Luca Degani, la rete che riunisce le realtà che si occupano di servizi sociali e sanitari, in particolare per gli anziani autosufficienti e non autosufficienti. Anche se rimane aperta la partita delle interpretazioni delle norme da parte dell’Agenzia delle Entrate. «L’arrivo dell’autorizzazione da parte della Ue – ha affermato – pone le onlus nella condizione di aver tempo per decidere il loro futuro entro il 31 marzo 2026. Una situazione fiscale, per chi gestisce servizi sociosanitari sotto forma di ente non profit, estremamente complessa». Degani ha sottolineato come «la riforma, ormai definitivamente approvata, si adegua bene a chi eroga servizi senza avere una dotazione di patrimonio immobiliare». Più problematico, secondo il presidente di Uneba Lombardia, il tema dell’Imu per le realtà non profit, altrettanto complessa la disciplina dell’Iva sui servizi domiciliari sociosanitari: «Ancora di più – ha concluso – la scelta, vista la complessità interpretativa dell’articolo 79 del Codice unico del Terzo settore, tra la qualifica di impresa sociale e di ente di Terzo settore per chi oggi ha la qualifica di onlus. Aspettiamo ora l’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate che darà delle nuove norme ormai approvate».

8 marzo 2025

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