La politica (e i bluff) di Trump mettono in luce gli errori della politica italiana, autoreferente e inadeguata, negli ultimi decenni.



✓→ 388


Negli ultimi decenni l’Italia ha assistito a un progressivo declino della competitività delle proprie imprese, un fenomeno che si intreccia a scelte politiche e strategiche – spesso errate – e a dinamiche di mercato globali.
Da un lato, si è assistito a una crescente integrazione nei mercati internazionali che, in linea di massima, avrebbe potuto incentivare l’efficienza produttiva; dall’altro, la persistente politica fiscale onerosa, insieme a scelte energetiche poco lungimiranti e a una spinta alla delocalizzazione, ha eroso il tessuto produttivo nazionale, indebolendo competenze e capacità d’innovazione.

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

Le problematiche strutturali si manifestano in vari ambiti. Ad esempio, le errate scelte nel settore energetico hanno esposto il sistema italiano a costi elevati e a dipendenze da fonti esterne, ostacolando investimenti in tecnologie pulite e rinnovabili.
Parallelamente, il fenomeno della delocalizzazione ha trasferito all’estero non solo la produzione ma anche il know‐how tecnico e manageriale, lasciando le imprese italiane, prevalentemente piccole e medie, vulnerabili in un contesto globale sempre più competitivo.
I dati, che indicano come il settore manifatturiero contribuisca per circa il 35% al PIL nazionale, mostrano una progressiva erosione della componente a più alto valore aggiunto, con ripercussioni sulla produttività complessiva.

Le politiche economiche del passato, che hanno favorito interessi esterni e gravato fiscalmente imprenditori e cittadini – giovani disoccupati e pensionati compresi – hanno limitato la capacità di spesa interna e frenato il rinnovamento industriale e la crescita sociale.

Un ulteriore aspetto di rilievo riguarda il ritardo italiano nel settore delle big tech. La trasformazione digitale e l’innovazione nei comparti tecnologici rappresentano ambiti in cui il paese, nonostante un potenziale culturale e creativo, evidenzia un gap significativo rispetto ai leader globali. Le statistiche della Commissione Europea, attraverso il Digital Economy and Society Index (DESI), mostrano come l’Italia si collochi in posizioni insoddisfacenti per quanto riguarda la digitalizzazione delle imprese e la diffusione delle tecnologie ICT. Mentre in paesi come gli Stati Uniti le piattaforme digitali hanno rivoluzionato il modello di business, sul nostro territorio l’adozione di tecnologie avanzate – che spaziano dai social network alle soluzioni di e-commerce proposte da colossi come Amazon e, più recentemente, Temu – risulta ostacolata da un ecosistema imprenditoriale frammentato e da normative spesso troppo rigide.

Nel settore dell’intelligenza artificiale la situazione è altrettanto preoccupante. Studi condotti dall’Agenzia per l’Italia Digitale e da istituti di ricerca evidenziano che le risorse destinate alla ricerca e sviluppo in questo ambito sono notevolmente inferiori rispetto a quelle investite in altre economie avanzate, creando un divario che penalizza l’adozione di soluzioni innovative in settori strategici. Il trasferimento tecnologico tra università, centri di ricerca e industria risulta inefficiente, contribuendo a un ritardo che rischia di compromettere la competitività nazionale nel medio-lungo termine. Questa mancanza di una spinta coordinata nel settore digitale non incide solo sulle tecnologie di frontiera, ma anche sul consolidamento di un modello di business capace di sostenere la crescita delle imprese italiane in un contesto globale in rapida evoluzione.

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta

 

Questi elementi, che vanno ad aggiungersi alle difficoltà già esistenti nella tradizionale filiera produttiva, evidenziano come il ritardo nel settore big tech non sia un problema isolato, ma il sintomo di un disallineamento tra il patrimonio industriale tradizionale e le esigenze della nuova economia digitale. Superare questo gap richiede un approccio integrato che preveda investimenti significativi in infrastrutture digitali, formazione specialistica e una riforma del contesto normativo volta a incentivare l’emergere di nuovi player tecnologici e a favorire il trasferimento di competenze in ambiti strategici.

L’evoluzione del panorama tecnologico globale impone dunque una revisione radicale delle politiche economiche e industriali, affinché l’Italia possa non solo recuperare terreno, ma anche costruire un modello competitivo e resiliente, capace di valorizzare appieno il potenziale creativo e innovativo del Paese.

Bibliografia

 

  • ISTAT, “Rapporto annuale sullo stato dell’economia italiana”, ISTAT, edizione 2022.
  • Banca d’Italia, “Rapporto Annuale 2022”, Banca d’Italia, 2022.
  • OCSE, “Economic Survey of Italy 2022”, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, 2022.
  • Fondazione Eni Enrico Mattei, “Energia e competitività industriale in Italia: sfide e prospettive”, Fondazione Eni Enrico Mattei, 2021.
  • Confindustria, vari rapporti sulla competitività e sull’innovazione in Italia, disponibili su www.confindustria.it.
  • Commissione Europea, “Digital Economy and Society Index (DESI) 2022”, European Commission, 2022.
  • Agenzia per l’Italia Digitale, “Rapporto Annuale sull’Italia Digitale 2022”, AgID, 2022.
  • Confindustria Digitale, “Rapporto sull’Innovazione Digitale in Italia”, Confindustria, 2021.
  • Istituto Italiano di Tecnologia, “Intelligenza Artificiale in Italia: Opportunità e Sfide”, Istituto Italiano di Tecnologia, 2022.
  • Netcomm, “Rapporto Annuale sul Commercio Elettronico”, Netcomm, 2021.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!

 

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.