Imprese artigiane femminili: Abruzzo prima regione in Italia


L’Abruzzo è la regione italiana con la più alta quota di imprenditoria artigiana femminile, pari al 22,4% del totale delle imprese artigiane, mentre la provincia di Chieti è la seconda d’Italia.

È quanto emerge da un approfondimento del Centro studi di Confartigianato Chieti L’Aquila, che parla di «un segno tangibile di un trend in crescita che, negli ultimi anni, ha visto un incremento sia delle imprese femminili totali sia di quelle artigiane».

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In particolare, rileva l’indagine, condotta su dati della Confederazione nazionale e di Unioncamere-Infocamere, nella provincia di Chieti le imprese a conduzione femminile sono 12.156, pari al 28,1% del totale delle imprese, dato che colloca il territorio al terzo posto in Italia. Le imprese femminili artigiane, invece, sono 1.752, pari al 23,4% (seconda posizione).

Nella provincia dell’Aquila le imprese femminili sono 7.172 (24,4% del totale, 25/ma posizione), mentre quelle artigiane sono 1.239 (20,1%, 15/ma posizione). In Abruzzo le imprese a conduzione femminile sono 36.568, pari al 25,3% del totale delle imprese, dato che colloca la regione al terzo posto in Italia, mentre quelle artigiane femminili sono 6.053, pari al 22,4% delle imprese artigiane (primo posto).

«I dati elaborati dal nostro Centro studi – afferma la presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Chieti L’Aquila, Erika Liberatidimostrano che l’imprenditoria femminile, oltre a contribuire in modo significativo all’occupazione, è anche un motore fondamentale per lo sviluppo futuro dei nostri territori. Oltre ai dati provinciali, che vedono il Chietino nella parte alta della classifica, c’è quello regionale: l’Abruzzo è al primo posto in Italia per incidenza delle imprese femminili nell’artigianato; più di un’attività su cinque è a guida femminile. Le imprenditrici, però, devono fare i conti con la carenza di politiche a favore dell’occupazione femminile e con un welfare che non aiuta a conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Da questo punto di vista serve una svolta. Basta con gli interventi-spot: il futuro del nostro Paese dipende anche da quanto e come investiremo, con misure strutturali e stabili».

«È inoltre urgente affrontare i problemi comuni con i colleghi uomini, come fisco, burocrazia, accesso al credito e infrastrutture, per consentire a tutte le imprenditrici di crescere e prosperare. Chiediamo alla politica di ascoltare le nostre ragioni e di investire in un concreto sostegno all’imprenditoria femminile – conclude – affinché diventi davvero un pilastro della politica economica del nostro Paese».

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