di Nicholas Masetti
Antonio Picca Piccon, Cfo di Ferrari, rappresentate l’apice del Made in Italy e del territorio modenese. Se diciamo Maranello ci riferiamo a una delle peculiarità principali della Brand Image. Segno di quanto Ferrari sia importante per il territorio, e viceversa. Cosa rappresenta per voi questo Dna emiliano?
“Credo che tutte le aziende abbiano un’anima, e l’anima di Ferrari è Maranello. Senza Maranello, e senza le aziende intorno a noi, non esisterebbe la Ferrari che conosciamo. Gli elementi che più caratterizzano questo territorio sono la cultura del fare, dell’innovare e del fare insieme. Ferrari si fonda su questa cultura. Qui possiamo contare su circa 70 imprese locali eccezionali, da cui attualmente acquistiamo il 18% circa del valore delle forniture. Al di là delle loro indiscutibili competenze – in particolare nella motoristica e nella componentistica – l’aspetto per noi fondamentale è che ci affianchino e ci stimolino nell’innovazione. Nel Dna emiliano c’è un impegno costante e condiviso verso l’eccellenza: che si tratti di sviluppo tecnologico, artigianalità o sostenibilità delle lavorazioni”.
Il modello della Motor Valley potrebbe essere un distretto industriale replicabile anche in altri settori?
“La straordinaria sinergia che si è creata qui può essere un modello per altri settori e territori, a condizione che vi sia iniziativa imprenditoriale, una chiara condivisione dei mercati di sbocco e dei vantaggi competitivi da perseguire, oltre a un sistema “infrastrutturale” adeguato. Questo distretto non è solo un centro di eccellenza per l’industria automobilistica sportiva, ma un ecosistema di innovazione tra aziende e istituzioni, università e centri di ricerca. La sua forza è la capacità di coniugare le tecnologie avanzate con l‘artigianalità e con la formazione. Unendo forze e risorse, si raggiungono risultati straordinari”.
E cosa offre a sua volta la Ferrari alla Motor Valley?
“Oggi Ferrari per il territorio è un motore di open innovation, grazie alle collaborazioni che promuove. Il nuovo laboratorio E-Cells Lab, frutto della partnership con Università di Bologna e NXP, dimostra come si possa generare conoscenza aggregando altre realtà. Lì studiamo l’elettrochimica delle celle per comprendere a fondo il funzionamento delle batterie per il motore elettrico. È chiaro come questo sia possibile solo formando competenze solide. Investire nell’educazione è quindi un altro impegno fondamentale per noi. Ne è un buon esempio, a livello universitario, la collaborazione con MUNER, ma siamo attivi anche nelle scuole primarie e secondarie. Un altro impegno è poi il sostegno alle nostre comunità, attraverso il sistema di welfare per le nostre persone, ad esempio con il programma di visite mediche gratuite, o gli interventi in tempi di crisi”.
E arriviamo quindi alla vostra responsabilità sociale.
“Nei momenti di difficoltà, il posto di Ferrari è sempre al fianco della comunità locale. Abbiamo risposto all’emergenza del Covid mettendo in campo tutte le nostre competenze, dalla produzione – creando filtri per respiratori – alla ricerca e sviluppo – con il progetto di un ventilatore polmonare – fino a una raccolta fondi per il sistema sanitario locale. E poi l’anno scorso abbiamo sostenuto gli interventi della Regione sul disseto idrogeologico dopo l’alluvione, e offerto supporto logistico ai fornitori più colpiti”.
Siete un esempio anche sotto l’aspetto culturale, dato che i vostri musei hanno sempre più visitatori, oltre 850.000. Un brand che quindi muove anche il turismo verso il territorio.
“L’ingresso storico del nostro stabilimento, il ristorante Cavallino e i nostri musei attraggono un numero crescente di appassionati, che hanno anche l’occasione di scoprire altre mete nei dintorni. Questo flusso turistico promuove non solo l’immagine di Ferrari, ma anche dell’intera regione. Oserei dire che contribuisce a definirne l’identità e la cultura. Non solo sul fatturato e sulla produzione, ma anche in termini di sostenibilità avete fatto passi da giganti”.
Qual è il segreto della vostra strategia nelle politiche ESG?
“Per noi la sostenibilità ambientale è una declinazione imprescindibile della responsabilità sociale. Guardando per esempio alla riduzione delle emissioni di CO2, abbiamo scelto di osservare rigorosamente il metodo scientifico, certificando ogni passo nel percorso di decarbonizzazione, realizzato con azioni concrete. Per fare degli esempi, abbiamo lavorato per spegnere il trigeneratore a Maranello, in anticipo sui nostri stessi piani, riducendo a poco più di un terzo le emissioni nonostante avesse già un ottimo livello di efficienza. Abbiamo incrementato allo stesso tempo le fonti rinnovabili, e sostituito edifici obsoleti con altri con altissime classi energetiche, come l’e-building. Grazie a progetti come questi, le nostre attività di Maranello saranno naturalmente carbon neutral entro il 2030. Anche in quest’ambito ci muoviamo in un’ottica di sistema, cioè aggregando altre aziende attorno a noi, incoraggiandole a seguire i più elevati standard di sostenibilità”.
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