La crescita della propensione dei caricatori a pagare un extra per le spedizioni via mare ‘green’, che ha tenuto un ritmo costante negli ultimi anni, sta rallentando, in uno scenario globale ancora condizionato dalla assenza di regolazione e in cui iniziative di questo tipo restano perlopiù relegate alla volontà dei singoli.
È quanto emerge dalla quarta edizione della survey annuale Shipping Decarbonization di Boston Consulting Group, che evidenzia tuttavia come per i trasporti sostenibili ci siano ampi margini di sviluppo, legati soprattutto alla fascia più ‘evoluta’ del mercato.
Il report propone infatti innanzitutto una segmentazione della platea dei caricatori in tre gruppi, in base alla maggiore o minore propensione a pagare un extra per l’acquisto di trasporti via mare sostenibili. In fondo si trovano quelli che Bcg chiama ‘ritardatari’, un insieme non disponibile a riconoscere un premio, e la cui resistenza è guidata dall’incertezza del quadro regolatorio (citata come ragione dalla metà dei rispondenti di questa categoria). Interessante notare come tra i ‘ritardatari’ siano preminenti i caricatori dei settori di automotive, materiali di base, chimici, e dei beni di consumo.
Maggiore propensione alla spesa si trova nella fascia intermedia, quella dei follower o gregari, disponibile in media a pagare per trasporti green un premio tra l’1 e il 5%. In questo insieme si ritrovano imprese industriali e produttrici di beni di consumo. I loro orientamenti risultano condizionati dalla assenza di un quadro regolatorio, così come dalla domanda dei consumatori e dalle pressioni del mondo finanziario.
In testa, infine si trovano gli apripista o pionieri, che vedono nella decarbonizzazione dello shipping una opportunità e sono disposti a pagare per questo tipo di spedizioni un premio superiore al 5%. Le loro politiche sono influenzate principalmente dalla domanda dei consumatori, mentre contano meno nel loro caso gli aspetti regolatori. In questa fascia, ha evidenziato l’analisi, si trovano soprattutto clienti europei, in particolare con grandi volumi di merce e forte impegno su questi temi. Alla guida di queste avanguardie si collocano in particolare le società con ricavi annui superiori ai 500 milioni di dollari.
Nonostante la categoria degli apripista dimostri attenzione al tema della decarbonizzazione dei trasporti, questa mostra un potenziale ancora non sfruttato a dovere dai fornitori di trasporto. Per esempio, il 20% di queste imprese ancora non sta concretamente utilizzando soluzioni di trasporto green e due su tre non hanno mai ricevuto offerte in questo senso dai loro carrier di riferimento. Inoltre, il 60% utilizza invece soluzioni green solo per una porzione dei carichi.
Guardando invece alla media delle risposte, l’analisi indica che le imprese intervistate sono disponibili a pagare un premio del 4,5%, in aumento quindi solo di mezzo punto percentuale rispetto alla indagine del 2023 (e a fronte di una crescita di un punto percentuale osservata negli anni tra 2021 e 2023). Un altro dato emerso dalla survey è che la quota di caricatori disposti a pagare di più per trasporti green continua a essere pari all’80% del campione, quota costante dal 2023 a questa parte.
Rivolgendosi infine alle compagnie di navigazione, Bcg suggerisce loro tre azioni: dotarsi di competenze tecniche e commerciali sui carburanti alternativi, sviluppare una strategia competitiva di approvvigionamento di carburanti verdi, infine commercializzare i prodotti green con maggiore chiarezza e trasparenza, dato che molte imprese indicano la mancanza di chiarezza nei prezzi tra le principali barriere alla scelta del trasporto sostenibile.
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