L’intelligenza artificiale non è più una semplice innovazione tecnologica al servizio delle aziende, ma è ormai la struttura portante attorno alla quale si costruiscono le strategie industriali e di business del futuro. È questa la fotografia scattata dalla nuova edizione del rapporto Technology Vision 2025 di Accenture, che analizza l’evoluzione dello scenario digitale globale e il suo impatto diretto sulle imprese italiane.
Al centro di questa trasformazione si trovano gli agenti IA, veri e propri sistemi autonomi capaci di operare in autonomia, prendere decisioni, imparare e ridefinire interi processi aziendali. Questi agenti digitali, evoluzione dei classici chatbot e assistenti virtuali, rappresentano il prossimo salto evolutivo: non solo supportano le attività operative, ma diventano interlocutori strategici, in grado di contribuire attivamente all’efficienza e all’innovazione di processi complessi.
Secondo i dati dello studio, oltre il 33% dei dirigenti italiani prevede una forte accelerazione nell’adozione di agenti IA nei prossimi tre anni. Una tendenza che conferma come la tecnologia non sia più appannaggio esclusivo delle grandi corporation, ma stia rapidamente diventando accessibile anche a medie e piccole imprese, grazie a soluzioni scalabili e a costi progressivamente più contenuti.
Fiducia e governance: senza trasparenza, la rivoluzione rischia di incepparsi
Se da un lato la tecnologia corre, dall’altro emerge un aspetto cruciale: la necessità di costruire fiducia attorno all’uso dell’IA in azienda. L’88% dei dirigenti italiani ritiene infatti fondamentale spiegare in modo chiaro e trasparente la strategia aziendale sull’intelligenza artificiale ai propri dipendenti. Senza una comunicazione efficace e senza una governance che assicuri un uso etico e responsabile degli strumenti, il rischio è quello di alimentare diffidenza e resistenze interne, compromettendo il pieno potenziale della trasformazione. Più che una questione tecnologica, è un tema di cultura aziendale e di modello organizzativo: integrare l’IA nei processi richiede un cambio di mentalità, con una governance chiara che bilanci automazione e controllo umano. L’IA deve essere percepita come un alleato, non come un sostituto.
Democratizzazione e divario digitale: la partita dell’Italia
Uno dei punti centrali del Technology Vision 2025 è proprio la democratizzazione dell’IA: l’accesso alle tecnologie di intelligenza artificiale sta diventando sempre più semplice, aprendo la strada anche alle PMI. Questo trend rappresenta una occasione irripetibile per colmare parte dello storico gap digitale che separa l’Italia dai principali Paesi europei. Tuttavia, la diffusione capillare dell’IA non può essere lasciata al caso. Serve una strategia nazionale che investa su tre pilastri: infrastrutture digitali avanzate, accesso al capitale e sviluppo di un ecosistema di competenze. Senza questi elementi, il rischio è che l’IA rimanga appannaggio di poche realtà, accentuando ulteriormente il divario tra imprese digitalmente mature e imprese tradizionali.
Robotica e IA generativa: la convergenza accelera
Un’altra evidenza chiave dello studio riguarda la crescente convergenza tra IA generativa e robotica intelligente. Nel solo 2024, gli investimenti globali in human robotics hanno raggiunto 1,19 miliardi di dollari, segnando una crescita impressionante. Si tratta di una nuova frontiera in cui i foundation model – ovvero le grandi basi di conoscenza che alimentano l’IA generativa – vengono integrati nei sistemi robotici, dando vita a robot adattivi, capaci di comprendere il contesto e affrontare compiti diversi senza necessità di riprogrammazione. Per le imprese italiane, in particolare nei settori manifatturiero, logistico e sanitario, questo significa passare da automazioni rigide a collaboratori robotici intelligenti, in grado di adattarsi rapidamente a nuove esigenze produttive o di servizio. Un vantaggio competitivo notevole, a patto di affrontare in modo strutturato le questioni legate alla sicurezza e all’etica. Non a caso,
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Dall’IA come strumento all’IA come ambasciatore di brand
Ma la rivoluzione IA non si ferma ai processi interni. Accenture sottolinea infatti un punto spesso sottovalutato: gli agenti IA sono il nuovo volto delle aziende. In uno scenario in cui assistenti virtuali e chatbot sono sempre più il primo punto di contatto tra imprese e clienti, la sfida è evitare una pericolosa standardizzazione. Il 94% dei dirigenti italiani è convinto che sviluppare agenti IA personalizzati, in grado di riflettere i valori e lo stile del brand, sia cruciale per differenziarsi e costruire un rapporto di fiducia con i consumatori. Un assistente IA che parla e agisce come una qualunque macchina anonima è un rischio: appiattisce l’esperienza utente, mina la riconoscibilità del brand e riduce il valore percepito dell’interazione. Al contrario, un’IA con una voce distintiva e coerente può diventare un vero brand ambassador, capace di rafforzare la relazione con il cliente e aumentare la fidelizzazione.
Un’occasione da non sprecare per il Made in Italy
n questo scenario di trasformazione, l’Italia ha una chance strategica. Il nostro tessuto industriale è ricco di settori ad altissimo potenziale per l’adozione di IA personalizzate: dalla manifattura avanzata al retail, dalla moda all’agroalimentare, fino al lusso e all’automotive. Tecnologie come gli agenti IA possono diventare l’elemento distintivo capace di coniugare efficienza operativa e personalizzazione estrema, proprio quel mix che rappresenta da sempre il cuore del Made in Italy. Ma per sfruttare questa occasione, serve una visione coordinata tra pubblico e privato, un ecosistema di ricerca e innovazione capace di alimentare la crescita e un sistema di incentivi che accompagni la trasformazione. Teodoro Lio, Amministratore Delegato di Accenture Italia, non ha dubbi: «L’IA è un imperativo strategico per il futuro delle imprese italiane. È la chiave per innovare i modelli di business, ottimizzare i processi e migliorare la competitività globale. Ma per farlo, serve un piano chiaro e condiviso, che non lasci indietro nessuno e metta fiducia, trasparenza e governance al centro della strategia di innovazione del Paese».
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