Più di 130 deal di merger & acquisition per un controvalore di 1,4 miliardi, 28 imprese aderenti all’ecosistema Elite del Gruppo Euronext, 27 operazioni di private equity: ecco alcuni dati registrati negli ultimi anni che fotografano l’apertura dell’imprenditoria varesina agli strumenti di finanza alternativi al credito bancario. Numeri in crescita, ma con ampi margini di miglioramento. Soprattutto in termini di attrattività di risorse finanziarie sul territorio
‘‘La quotazione in Borsa ha rappresentato per noi un motore di crescita e innovazione. Da quando ci siamo quotati nel 2015 abbiamo più che triplicato i nostri ricavi, i nostri collaboratori e la capitalizzazione che tocca oggi circa 600 milioni di euro. Abbiamo finalizzato 4 acquisizioni strategiche e aperto nuovi impianti in Polonia, Cina, India e Usa”. Quali siano i potenziali vantaggi per un’impresa intenzionata ad aprirsi al mercato dei capitali lo spiega Matteo Liberali, Presidente e Ceo di Lu-Ve Group di Uboldo, uno dei maggiori costruttori mondiali nel settore degli scambiatori di calore ad aria. Tra le poche aziende della provincia di Varese ad essere quotata alla Borsa di Milano. Realtà industriale che, per la cronaca, ha recentemente comunicato di aver chiuso il 31 dicembre 2024 con un fatturato annuo di 581 milioni di euro e con un portafoglio ordini di 174,2 milioni di euro, in aumento dell’11,5% rispetto a fine 2023.
Ma in termini di percorsi di crescita supportati da strategie alternative al classico ricorso al credito bancario, Lu-Ve è un’eccezione in provincia di Varese. Secondo un’analisi sul Fermento Imprenditoriale che Confindustria Varese ha svolto insieme al think tank Strategique e con il supporto di Iec, l’Institute for Entrepreneurship and Competitiveness dell’Università LIUC, quella dello sviluppo finanziario è la macro-dimensione della competitività in cui Varese sta perdendo più posizioni: 75esimo il piazzamento nel ranking nazionale. A pesare è la 101esima posizione nella dimensione relativa ai finanziamenti pubblici e il 54esimo posto nella dimensione relativa al ricorso agli strumenti di finanza innovativa, quali crowdsourcing, minibond, project finance. “Numeri che confermano la difficoltà del territorio nel rafforzare la capacità delle imprese di attrarre capitali così come di ricorrere alle varie forme di finanziamento disponibili”, commenta il Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi: “La grandezza media delle nostre realtà imprenditoriali (per il 90% rappresentate da piccola industria), la conduzione familiare (che caratterizza l’83,6% delle realtà), il basso tasso di presenza di manager specifici nei Cda, la mancanza di strumenti organizzativi sono elementi che contribuiscono a frenare l’approccio a forme di finanza alternativa”.
Anche per questo Confindustria Varese, insieme ad Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), Elite, Kpmg e LIUC, ha recentemente organizzato un evento nella sede di Borsa Italiana a Milano che ha coinvolto un centinaio di aziende del Varesotto interessate a nuovi approcci di finanza d’impresa. “Le aziende italiane – ha dichiarato in questo contesto Anna Gervasoni, nella doppia veste di Rettore LIUC e di Direttore Generale Aifi – oltre a dover affrontare i diversi cicli economici, devono pensare per tempo anche al tema del passaggio generazionale. In Italia le imprese familiari rappresentano l’85% del totale e potrebbero essere accompagnate da un compagno paziente, il private capital, in grado di immettere mezzi finanziari e competenze per permettere una crescita in continuità con gli interessi dell’impresa e della famiglia”. Mentre in Italia negli ultimi tre anni sono stati investiti nel mercato del private capital quasi 55 miliardi di euro, tra private equity, venture capital e private debt, nel periodo 2020-2023, il Private Equity Monitor della LIUC Business School ha registrato in provincia di Varese 27 operazioni. Di queste l’81% ha riguardato acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie di aziende. Nel 41% dei casi le acquisizioni sono state effettuate tramite società già nel portafoglio del private equity. A livello di settori, invece, nel 48% dei casi si è trattato di imprese di beni e servizi industriali e nel 22% di aziende attive nei beni di consumo. Tra gli esempi di operazioni di private equity che hanno visto come protagoniste aziende del Varesotto si possono citare l’operatore di telecomunicazioni di Busto Arsizio Eolo (con Carlyle), l’azienda di Gallarate specializzata nella produzione di cioccolato e nei semilavorati per l’industria alimentare Irca (con Searchlight Capital Partners), l’impresa di Busto Arsizio provider a livello mondiale di soluzioni di packaging Brandart (con Tikehau).
Il Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi: “I numeri confermano la difficoltà del territorio nel rafforzare la capacità delle imprese di attrarre capitali così come di ricorrere alle varie forme di finanziamento disponibili”
Ma la platea in futuro potrebbe allargarsi. “Il ruolo del private capital sull’economia reale – commenta il Presidente Aifi, Innocenzo Cipolletta – è oggi ancora molto ridotto se pensiamo che solo l’1,5% delle oltre 200mila Pmi viene supportato da strumenti di venture capital, private equity e private debt”. A fare da ponte tra le imprese e la finanza di mercato c’è l’ecosistema Elite, lanciato da Borsa Italiana nel 2012 e oggi parte del Gruppo Euronext. La missione: supportare le aziende nella crescita sostenibile di lungo periodo, accelerando il processo di accesso a capitali. Ad oggi 28 imprese della provincia di Varese hanno già aderito a Elite. Tra queste, realtà come Pusterla 1880, Lati Industria Termoplastici e Nau!. Sono invece 3 le aziende entrate negli ultimi mesi: Roda, Curasept, Exergy International.
“Elite – spiega il suo Amministratore Delegato, Marta Testi – è stata concepita proprio per affiancare imprese, imprenditori, manager e famiglie nel loro percorso verso la crescita, combinando al capitale finanziario, il capitale di conoscenza e il capitale relazionale, perché solo sostenendo le piccole e medie imprese si dà impulso all’economia reale del nostro Paese”. Grazie a Elite sono stati raccolti 960 milioni di euro con il supporto a oltre 260 aziende, sfruttando il modello Basket Bond; 72 aziende si sono quotate raccogliendo 4 miliardi di euro; 204 aziende hanno emesso oltre 320 obbligazioni corporate raccogliendo 3,6 miliardi; 600 imprese hanno chiuso 1.850 operazioni di merger & acquisition.
Proprio a livello di operazioni di M&A, i 3.140 deal conclusi da aziende lombarde tra il 2018 e i primi 9 mesi del 2024, hanno contribuito, secondo dati Kpmg, per il 51% ai volumi del mercato italiano. A livello di sola provincia di Varese, i deal sono stati 135 per un controvalore di 1,4 miliardi. Tra quelli che possono essere definiti i “serial acquiror” della provincia di Varese emergono i nomi di Croci Spa, Ilva Saronno, Lamberti, Lu-Ve Group, Openjobmetis, Tecniplast, Tps Group, Irca Group. Particolari transazioni e operazioni di financing sono quelle di Cartiera Merati, Dimontonate Floccati ed Eolo. “Come Kpmg – spiega il Partner Ivan Spertini – supportiamo le imprese nell’individuazione della strada più adatta, valutando sia percorsi di M&A, sia di private equity, private debt o di quotazione, partendo dall’audit, oggi imprescindibile, e favorendo la business community locale anche con circa 300 risorse cresciute nella famiglia Kpmg, ma che oggi lavorano nelle migliori aziende del territorio”.
Per Confindustria Varese rimane l’obiettivo: supportare il sistema produttivo nell’innovare la propria finanza di impresa. Anche agendo, spiega il Responsabile della sua Area Finanza e Credito, Marco Crespi, “da facilitatori nelle diverse declinazioni operative tra imprese e banche e tra imprese e mercato: nei percorsi di transizione dal credito bancario al mercato dei capitali (esempio Minibond); nell’accesso a Elite; nel favorire, grazie alla collaborazione con Aifi, la diffusione del venture capital tra le startup; con un M&A Desk che fornisce le prime informazioni sui percorsi di merger and acquisition e che può dunque consentire di mantenere sul territorio le imprese oggetto di particolari interventi sulla governance”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link